La stampa israeliana in cerca della verità
Pubblicato il 20 Novembre 2023
Pubblicato il 20 Novembre 2023

Nel frattempo molte bugie hanno cominciato a rivelarsi, come l’elenco ufficiale delle vittime israeliane pubblicato il ​​23 ottobre, che ha rivelato come oltre il 48% dei caduti elencati fossero in realtà soldati o poliziotti armati in servizio attivo e non civili.

La notizia che ha fatto più scalpore è stata quella dei “bambini decapitati”, riportata praticamente da tutti gli organi di informazione occidentali. La fonte di questa affermazione era il canale israeliano i24 News: in seguito è emerso che la fonte reale era David Ben Zion, un colono estremista noto per incitare rivolte razziali contro i palestinesi. 

Un’indagine del quotidiano israeliano Haaretz aveva precedentemente scoperto che i24 News funziona come un “house organ della famiglia Netanyahu”, con direttive che a volte provengono direttamente dall’ufficio del Primo Ministro israeliano. Successivamente, anche l’esercito israeliano ha preso le distanze da queste affermazioni, la CNN ha ritrattato la storia e la Casa Bianca ha riconosciuto la mancanza di prove.

Ma se lo scenario è questo, possiamo essere davvero sicuri che tutte le persone uccise nel raid del 7 ottobre siano state sterminate solo da Hamas?

In occidente questa cosa è data per scontata, ma in Israele non è così.

L’autore e giornalista pluripremiato Max Blumenthal, redattore-capo del giornale on line The Grayzone, primo tra tutti ha cominciato a porsi delle domande, seguito poi a ruota da moltissimi giornalisti israeliani, che a differenza dei nostri probabilmente fanno il loro mestiere più seriamente indagando sul perché sia stata possibile una strage così spaventosa.

Parliamo di testate accreditate quali The Grayzone, Haaretz, Israel Radio, Mako, Yedioth Ahronoth,Times of Israel: tutte si stanno interrogando sui fatti del 7 ottobre.

Così è emerso che di oltre la metà delle vittime della strage sono stati responsabili gli elicotteri, i carri armati e i missili dei soldati israeliani.

“I comandanti sul campo hanno preso decisioni difficili, tra cui quella di bombardare le case”

Nell’articolo del 27 ottobre 2023 pubblicato su The Grayzone, Max Blumenthal scrive: 

L’esercito israeliano ha ricevuto l’ordine di bombardare le case israeliane e persino le proprie basi, mentre veniva sopraffatto dai militanti di Hamas il 7 ottobre.

Quanti cittadini israeliani, che si dice siano stati “bruciati vivi”, sono stati in realtà uccisi dal fuoco amico?

Diverse nuove testimonianze di testimoni israeliani dell’attacco a sorpresa di Hamas del 7 ottobre contro il sud di Israele si aggiungono alle crescenti prove che l’esercito israeliano ha ucciso i propri cittadini mentre combatteva per neutralizzare gli uomini armati palestinesi.

Tuval Escapa, membro del team addetto alla sicurezza del kibbutz Be’eri, ha istituito una linea diretta per coordinare i residenti del kibbutz con l’esercito israeliano. Ha dichiarato al quotidiano Haaretz che quando la disperazione ha iniziato a farsi sentire: “…i comandanti sul campo hanno preso decisioni difficili, tra cui quella di bombardare le case con all’interno i loro occupanti per eliminare sia i terroristi che gli ostaggi.

Un rapporto indipendente pubblicato sul quotidiano israeliano Haaretz ha rivelato che l’esercito israeliano è stato “costretto a richiedere un attacco aereo” contro la propria struttura che si trova all’interno del valico di Erez, a Gaza “al fine di respingere i terroristi” che ne avevano preso il controllo. In quel momento la base era piena di ufficiali e soldati dell’amministrazione civile israeliana.

Questi rapporti indicano che dal comando supremo dell’esercito è arrivato l’ordine di attaccare case e altre zone all’interno di Israele, anche a costo di perdere molte vite israeliane.

Una donna israeliana, Yasmin Porat, ha confermato in un’intervista rilasciata ad Israel Radio che l’esercito ha “senza alcun dubbio” ucciso numerosi non-combattenti israeliani durante gli scontri a fuoco con i militanti di Hamas, il 7 ottobre. “Hanno eliminato tutti, compresi gli ostaggi” ha dichiarato riferendosi alle forze speciali israeliane.

Secondo Haaretz, l’esercito è stato in grado di ripristinare il controllo su Be’eri soltanto dopo che ha ammesso di aver “bombardato” le case degli israeliani fatti prigionieri. “Il prezzo pagato è stato terribile: almeno 112 residenti di Be’eri sono stati uccisi”, racconta il giornale.  […]”

Il “fuoco amico” dietro le immagini più raccapriccianti dell’attacco

“… Gran parte dei bombardamenti a Be’eri sono stati effettuati dagli equipaggi dei carri armati israeliani. Il 7 ottobre anche gli elicotteri d’attacco Apache hanno avuto un ruolo importante nella risposta dell’esercito israeliano.

I piloti hanno dichiarato ai media israeliani di essersi precipitati sul campo di battaglia senza aver raccolto alcuna informazione, incapaci di distinguere tra combattenti di Hamas e non-combattenti israeliani, eppure erano determinati a “svuotare la pancia” delle loro macchine da guerra. “Mi trovo nel dubbio, non so a chi sparare perché ce ne sono così tanti”, ha commentato il pilota di un Apache. […]

Un video girato da uomini armati di Hamas in uniforme mostra chiaramente che il 7 ottobre anche loro hanno sparato intenzionalmente contro molti israeliani usando fucili Kalashnikov. Tuttavia il governo israeliano non si è accontentato di affidarsi a prove video verificate, ma ha invece continuato a far circolare dichiarazioni non confermate di “bambini decapitati” e a distribuire fotografie di “corpi bruciati irriconoscibili” per insistere sul fatto che i militanti avevano sadicamente immolato i loro prigionieri e persino violentato alcuni di loro prima di bruciarli vivi […]

Le prove sempre più evidenti degli ordini di fuoco amico impartiti dai comandanti dell’esercito israeliano suggeriscono fortemente che alcune delle immagini più sconvolgenti dei cadaveri israeliani carbonizzati, delle case israeliane ridotte in macerie e dei veicoli bruciati presentate ai media occidentali erano, in realtà, opera di equipaggi di carri armati e piloti di elicotteri che hanno inondato il territorio israeliano con granate, cannoni e missili Hellfire. Sembra infatti che il 7 ottobre l’esercito israeliano abbia fatto ricorso alle stesse tattiche impiegate contro i civili a Gaza, facendo salire il bilancio delle vittime tra i propri cittadini con l’uso indiscriminato di armi pesanti. […]

Le foto che mostrano gli esiti dei combattimenti avvenuti all’interno dei kibbutz come Be’eri, e dei bombardamenti israeliani su queste comunità, rivelano macerie e case bruciate che ricordano le conseguenze degli attacchi dei carri armati e dell’artiglieria israeliana a Gaza.

A sostegno della tesi che l’attacco di Hamas fosse in qualche maniera atteso, l’8 novembre il sito di informazione indipendente “Honest Reporting” ha pubblicato un articolo sulla partecipazione al massacro del 7 ottobre di fotoreporter di grandi network come CNN, Associated Press e Reuters, avanzando il ragionevole sospetto che queste testate giornalistiche fossero a conoscenza in anticipo dell’attacco di Hamas.

Se davvero alcune testate giornalistiche erano già al corrente dell’attacco di Hamas, com’è possibile che non lo fossero i potentissimi servizi segreti israeliani?

Loredana

Immagine in evidenza: palestinesi ispezionano le rovine della Torre Aklouk distrutta dagli attacchi aerei israeliani a Gaza City l’8 ottobre 2023 – Wiki Palestine

fonte: https://thegrayzone.com/2023/10/27/israels-military-shelled-burning-tanks-helicopters/
fonte: https://honestreporting.com/photographers-without-borders-ap-reuters-pictures-of-hamas-atrocities-raise-ethical-questions/

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