L’isolamento dell’uomo dall’Universo – terza parte
Gli asteroidi in rotta di collisione con la Terra nascosti dalle megacostellazioni
Facendo seguito al precedente articolo in cui è stata messa in evidenza l’enorme quantità di satelliti che si stanno mettendo in orbita adesso e nei prossimi anni e, facendo seguito anche a questo articolo in cui è stato spiegato come non solo la loro quantità è e sarà un problema ma anche la crescente luminosità di questi satelliti sempre più grandi e più vicini, andiamo ora a vedere alcuni esempi di cosa è già accaduto, prendendo in esame esclusivamente il nostro passato recente.
Quali impatti sono già avvenuti nel nostro passato recente
Asteroide 2024 BX1
Il 21 gennaio 2024, alcuni pezzi di un meteorite sono caduti vicino a Berlino. La cosa straordinaria era che, alle 1:32 ora locale, c’erano già centinaia di persone in attesa dell’arrivo del 2024 BX1 (il nome dato all’oggetto).
Secondo foto e testimonianze video pubblicate sui social media quella domenica mattina, alcuni di questi spettatori sapevano esattamente dove dovevano guardare. Solo un’ora e mezza prima che l’asteroide colpisse la Terra, la NASA aveva emesso un avviso che prevedeva quando, come e dove esattamente l’impatto si sarebbe verificato. Una roccia spaziale si stava dirigendo a tutta velocità verso la periferia della capitale tedesca. C’era l’aspettativa che avrebbe lasciato una scia spettacolare lungo il suo tragitto mentre si disintegrava entrando nell’atmosfera.
Tre ore prima dell’impatto, l’asteroide 2024 BX1 era completamente sconosciuto alla scienza. L’astronomo ungherese Krisztián Sárneczky fu la prima persona ad osservarlo. Inviò rapidamente un avviso al Minor Planet Center, il centro di raccolta dati deputato a questo tipo di monitoraggio, istituito dall’Associazione Astronomica Internazionale a livello mondiale. Successivamente, l’organismo ufficiale ha messo i suoi dati a disposizione della comunità astronomica internazionale. Nuove conferme sono arrivate presto dagli osservatori in tutta Europa. Solo 70 minuti dopo la scoperta, il sistema “di vedetta” (Scout system) della NASA ha confermato che la probabilità di impatto con la Terra era del 100%. E, meno di 30 minuti dopo, i nuovi dati hanno permesso di specificare la traiettoria e le dimensioni dell’asteroide, che era appena 1 metro di larghezza. In questo caso, viste le sue ridotte dimensioni, è stato innocuo.
Questo “incontro celeste” ha avuto un doppio lieto fine, sia per l’assenza di danni a terra, sia per il successo nella diagnosi precoce e nella risposta rapida a livello internazionale: è stata una pietra miliare per gli scienziati che lavorano sui quello che viene chiamato il “sistema di difesa planetaria della Terra”.
Asteroide 2019 Ok
Il 24 luglio 2019 alle 01:11 UT, su immagini riprese dall’osservatorio brasiliano Southern Observatory for Near Earth Asteroids Research (Sonear), scoprirono un brillante asteroide “Vicino alla Terra” (Near-Earth) di magnitudine apparente +14,7. Chi segue le news che riportano le scoperte di asteroidi NEO avrà fatto un balzo sulla sedia: scoprire un asteroide di una tale luminosità è un evento molto raro, considerato che la media dei near-Earth ha una magnitudine compresa fra +20 e +21. Quando si scoprono oggetti “Near-Earth” tanto brillanti di solito significa che sono già molto vicini alla Terra e questo caso non ha fatto eccezione: fu subito confermato da altri osservatori, l’asteroide ricevette la designazione provvisoria 2019 Ok.
In effetti 2019 Ok fu scoperto quando era a soli 2 milioni di chilometri da noi e nelle ore successive la distanza si ridusse notevolmente fino ad arrivare al valore minimo di circa 72.000 chilometri dal centro della Terra alle 01:22 UT del 25 luglio. Per capirci è una distanza di poco oltre la fascia dei satelliti geosincroni.
Le stime in base alle osservazioni ottiche davano un valore delle dimensioni dell’asteroide 2019 Ok compreso fra 70 e 130 metri, più o meno un asteroide di classe Tunguska (un evento che sarà descritto più avanti), ossia nel caso di collisione con la Terra di essere potenzialmente in grado di scatenare un evento simile a quello della catastrofe di Tunguska del 30 giugno 1908. È stato un asteroide abbastanza grande per chiedersi: “come mai non fu scoperto prima di arrivare così vicino?“
La risposta sta nella sua orbita: in fase di avvicinamento alla Terra la velocità angolare in cielo di 2019 Ok era molto bassa: in parole semplici dal nostro punto di vista dalla Terra il flebile puntino di luce che emanava si spostava di pochissimo nel cielo col passare dei giorni, mentre invece si stava muovendo a grande velocità proprio diretto verso di noi. Questo basso valore della velocità angolare lo ha reso “invisibile” perché veniva scambiato per una stella di campo dai software di ricerca automatica di asteroidi che analizzano le immagini realizzate in maniera automatica dai telescopi preposti a questo lavoro alla ricerca di oggetti in movimento. In effetti gli asteroidi “Near-Earth” lenti sono una bella sfida per gli osservatori astronomici deputati alla sorveglianza spaziale.
Questo passaggio ravvicinato dell’asteroide 2019 Ok con il nostro pianeta si è concluso senza impatti per fortuna, ma è stato un altro esempio di come un asteroide grande un centinaio di metri circa possa essere quasi invisibile da osservare in tempo utile per prendere precauzioni.
L’asteroide di Tunguska
Il 30 giugno 1908 (citato come il 17 giugno 1908 prima dell’attuazione del calendario sovietico nel 1918), intorno alle 7:17 ora locale, i nativi di Evenki e i coloni russi nelle colline a nord-ovest del lago Baikal osservarono una luce bluastra, quasi luminosa come il Sole, muoversi attraverso il cielo e lasciando una sottile scia. Più vicino all’orizzonte, hanno visto poi un lampo che produceva una nuvola fluttuante, seguita da un pilastro di fuoco che gettava una luce rossa sul paesaggio. Il pilastro si divise in due e divenne sbiadito, diventando di colore nero. Circa dieci minuti dopo, sentirono un suono simile al fuoco di artiglieria. Testimoni oculari più vicini all’esplosione hanno riferito che la fonte del suono si è spostata da est a nord rispetto a loro. I suoni erano accompagnati da un’onda d’urto che ha fatto cadere le persone che erano in piedi e ha rotto le finestre a centinaia di chilometri di distanza.
L’esplosione si è registrata nelle stazioni sismiche in tutta l’Eurasia e le onde d’urto generate dall’esplosione sono state rilevate in Germania, Danimarca, Croazia e Regno Unito, fino a Batavia, Indie orientali olandesi e Washington, DC. Si stima che, in alcuni luoghi, l’onda d’urto risultante fosse equivalente a un terremoto che misura 5.0 sulla scala Richter. Nei giorni successivi, i cieli notturni in Asia e in Europa erano luminescenti. Ci sono rapporti dell’epoca (1908) di fotografie scattate con successo a mezzanotte, senza l’aiuto di flash o lampadine in Svezia e Scozia. È stato teorizzato che questo effetto luminoso continuo fosse dovuto alla luce che passava attraverso particelle di ghiaccio ad alta quota che si erano formate a temperature estremamente basse a causa dell’esplosione, un fenomeno che decenni dopo fu riprodotto dagli Space Shuttles.
L’evento di Tunguska fu una grande esplosione, stimato tra 3 e 50 megatoni di energia, che si verificò vicino al fiume Podkamennaya Tunguska nel Governatorato di Yeniseysk (ora Krasnoyarsk Krai), Russia, la mattina del 30 giugno 1908. L’esplosione sulla taiga della Siberia orientale scarsamente popolata, danneggiò polverizzando, bruciando e abbattendo circa 80 milioni di alberi su un’area di 2.150 km2 di foresta. Con molta probabilità questa esplosione avvenuta nell’atmosfera è stata causata dall’attrito con gli strati densi d’aria di un asteroide di pietra di circa 50-60 metri di larghezza. L’asteroide si è avvicinato da est-sud-est, probabilmente con una velocità relativamente alta di circa 27 km/s (chilometri al secondo) che equivalgono a 97000 Km/h. Sebbene l’incidente sia generalmente classificato come un evento di impatto, si pensa che l’oggetto sia esploso ad un’altitudine di 5-10 chilometri dal suolo; non ha colpito direttamente la superficie terrestre e di conseguenza non ha lasciato crateri da impatto.
L’evento di Tunguska è il più grande evento di impatto sulla Terra nella storia contemporanea, anche se si sono verificati impatti molto più grandi nel passato. Un’esplosione di questa portata sarebbe in grado di distruggere una grande area metropolitana.
La disintegrazione dell’asteroide KEF-2013 nei cieli di Čeljabinsk in Russia
Vorrei portare in evidenza un rarissimo filmato realizzato nella mattina del 15 febbraio 2013, alle ore 09:15 circa locali, da un abitante della cittadina di Čeljabinsk, situata nella regione a sud degli Urali, in Russia.
Ricordiamo che quel giorno un asteroide di circa 15 metri di diametro e una massa stimata di circa 10 000 tonnellate è entrato in contatto con l’atmosfera del nostro pianeta alla velocità stimata di 54 000 km/h, circa 44 volte la velocità del suono, frantumandosi sopra questa la città. Una parte dei frammenti che hanno toccato il suolo ha colpito il lago Čebarkul’, dal quale il 16 ottobre del 2013 è stato ripescato un grosso pezzo di circa 570 kg di peso.
Quel giorno all’incirca 1200 persone hanno chiesto assistenza medica a Čeljabinsk, tra cui 159 bambini. Gli ufficiali della sanità hanno riferito che 112 persone sono state ricoverate, tra cui due in gravi condizioni. La maggior parte delle persone è stata colpita dalle schegge di vetro derivata dell’esplosione delle finestre per l’onda d’urto. Gli uffici della città di Čeljabinsk sono stati evacuati. Le lezioni nelle scuole della zona sono state cancellate a causa del gran numero di finestre andate in frantumi e della bassa temperatura esterna, che in quella mattina poteva arrivare anche ad un minimo di -20 °C.
Gli asteroidi NEO: una difficile previsione sempre più disturbata
Siegfried Eggl, un ricercatore presso l’Università dell’Illinois studia il rapporto tra i NEO (Near Earth Objects, cioè gli oggetti vicini alla Terra) e l’impatto che le megacostellazioni satellitari hanno rispetto alla loro osservazione. Durante una intervista rilasciata al quotidiano El Pais il 18 maggio 2024, ha dichiarato: “Al momento, l’impatto dei satelliti sulla “difesa planetaria” è trascurabile. Tuttavia, sulla base del recente aumento del tasso di lancio, così come sugli attuali documenti depositati alla FCC (la Commissione Federale delle Comunicazioni degli Stati Uniti) per centinaia di migliaia di satelliti in orbita terrestre bassa, che possono presto cambiare … soprattutto se non vengono ampiamente adottate strategie di mitigazione della luminosità appropriate.
Gli astronomi cacciatori di NEO come Krisztián Sárneczky e Siegfried Eggl prestano particolare attenzione al crepuscolo, che è il momento migliore per rilevare gli asteroidi più sfuggenti. Questi sono quelli denominati con le classi Apollo e Aten, le cui orbite attorno al Sole con frequenza si intersecano a quella della Terra. Dal nostro punto di vista relativo provengono dal Sistema solare interno: per questo motivo appariranno sempre nel cielo nelle vicinanze del Sole. È quello che accade in maniera simile con i pianeti interni, Mercurio e Venere, che possono essere visti solo nelle ore dopo il tramonto e prima dell’alba, sempre a quote medie e basse. Nel cuore della notte, rimangono nascosti sotto l’orizzonte.
Queste difficoltà di rilevamento rendono gli asteroidi di questo tipo particolarmente pericolosi, quando misurano diversi metri di larghezza, come quello che ha colpito Chelyabinsk, in Russia, nel 2013. Esplose a 29 Km da terra, rilasciando 30 volte più energia della bomba atomica di Hiroshima. In superficie, le onde d’urto hanno causato ingenti danni e lesioni. Gli attuali sistemi di difesa planetari aspirano ad essere in grado di rilevare tali asteroidi, in modo che le autorità possano essere avvisate nel caso in cui l’impatto possa causare danni nelle aree popolate. E satelliti come quelli fabbricati da Starlink rappresentano una maggiore difficoltà a realizzare questo. Queste stelle artificiali e mobili brillano intensamente, specialmente negli stessi orari e nelle stesse aree che gli astronomi scelgono per andare a caccia di pericolosi NEO.
“In generale, è vero che le osservazioni astronomiche conterranno molte altre strisce satellitari durante il crepuscolo. Questo è il momento in cui i satelliti riflettono la maggior parte della luce del sole sulla Terra, perché non sono ancora nell’ombra della Terra”, spiega Eggl.
Il pericolo dell’arrivo improvviso degli asteroidi in rotta di collisione
Quindi già a partire da oggi, che ci troviamo nel momento iniziale dell’immissione in orbita di decine e decine di migliaia di satelliti artificiali a quote operative basse, l’osservazione da parte degli astronomi degli asteroidi Near-Earth è in parte disturbata.
La problematica reale e maggiore sarà che la ricerca degli asteroidi più pericolosi per noi e anche i più difficili da rilevare, dovrà essere effettuata per ragioni orbitali nella fascia di cielo del crepuscolo, subito dopo il tramonto e poco prima dell’alba. Questa regione di cielo e questi momenti della giornata sono anche quelli in cui i satelliti delle megacostellazioni saranno nella posizione di maggiore riflessione della luce solare, risultiando quindi più brillanti e nel momento di massimo disturbo rispetto alle strumentazioni di rilevazione degli asteroidi in ipotetica rotta di collisione verso il nostro pianeta.
Notizie, dati e considerazioni
Andrea Macchiarini
21 novembre 2024
Articoli correlati:
- Le megacostellazioni satellitari, un oscuro futuro prossimo
- Gli Starlink DTC luminosi come le principali stelle del cielo