“…non sapete riconoscere i segni dei tempi?”
Matteo 16,3
Acque di Sangue
Le acque del Nilo si tingono di rosso. Le immagini fanno il giro del web.
Il Nilo è il celebre fiume africano che scorre verso nord. Insieme al Rio delle Amazzoni, è il fiume più lungo del mondo. Secondo un importante studio coordinato dall’Università di Roma Tre (Claudio Faccenna; Andrea Sembroni) e dall’Università Americana del Texas (ad Austin), con il contributo dell’Università della Florida (Alessandro Forte) e dell’Università di Milano Bicocca (Eduardo Garzanti), pubblicato sulla rivista Nature Geoscience, l’età del Nilo supera i 30 milioni di anni.
Dalle sorgenti fino al delta, il Nilo attraversa 7 Paesi: Burundi, Rwanda, Tanzania, Uganda, Sud Sudan, Sudan ed Egitto, per una lunghezza di circa 7mila km, e il suo bacino idrografico include zone della Repubblica Democratica del Congo, Kenya, Eritrea ed Etiopia.
È formato da due grandi rami confluenti, il Nilo Bianco e il Nilo Azzurro, che si fondono presso la capitale sudanese Khartum, e il suo corso settentrionale scorre quasi interamente attraverso il Sahara, dal Sudan fino all’Egitto. Alla fine del suo viaggio, il Nilo si dirama in una grande foce a delta per unirsi al Mar Mediterraneo.
L’ubicazione convenzionale della sua sorgente è situata sul monte burundese Kikizi in località Kasumo, a 2.054 m d’altitudine, ma va detto che presso la montagna Bigugu in Rwanda è stata individuata un’altra sorgente ancora più in alto, a 2.807 m.
Sembra incredibile, ma nonostante la tecnologia satellitare, a causa di montagne impervie, zone paludose e foreste praticamente inaccessibili, le vere sorgenti del Nilo ancora oggi restano un mistero. Si trovano certamente sulle montagne tra Rwanda, Uganda, Burundi e Congo, ma tutt’oggi il luogo preciso delle sorgenti del Nilo rimane sconosciuto, e il dibattito tra gli esploratori è ancora aperto.
Che il Nilo si tinga di rosso non è una novità. Il fenomeno è stato registrato più volte nel corso della storia, ma gli studi scientifici iniziarono solo nella metà del XIX secolo. L’ipotesi ufficiale parla di un’anomala formazione di microscopiche alghe (fioritura algale o bloom algale) che producono pigmenti rossi. Gli antichi Greci coniarono il nome “Mar Rosso” proprio in riferimento alla colorazione assunta dall’acqua durante la fioritura algale.
Il fenomeno sembra verificarsi con maggior frequenza dove l’acqua è inquinata da fertilizzanti azotati ed altri composti chimici che esasperano il comportamento delle alghe. Questo spiegherebbe anche la morìa di pesci. Infatti, l’enorme biomassa dovuta alla decomposizione delle alghe, può abbattere i livelli di ossigeno a tal punto da causare la morte di tutti gli organismi acquatici che non hanno la possibilità di allontanarsi.
Questo è proprio ciò che avviene, ad esempio, nelle famose zone morte che si trovano allo sbocco del fiume Mississippi, uno dei fiumi più inquinati a causa delle aziende agricole e degli allevamenti intensivi. Il fenomeno delle acque rosse è spesso associato al rilascio di sostanze tossiche e viene favorito dalle precipitazioni abbondanti e dal surriscaldamento climatico.
Ad ogni modo, per quanto riguarda il fenomeno delle acque rosse del Nilo verificatosi nei primi giorni di novembre 2023, allo stato attuale vi sono soltanto congetture: questa volta gli scienziati non hanno ancora chiarito le cause del fenomeno.
Dal punto di vista simbolico, l’acqua rossa del Nilo rappresenta un presagio funesto, l’annuncio di un castigo divino, esattamente come accadde con le 10 piaghe d’Egitto prima dell’Esodo biblico del popolo ebraico. La prima piaga fu proprio la trasformazione dell’acqua in sangue. Benché alcuni esperti dichiarino che all’epoca di Mosè il Nilo divenne rosso per un fenomeno di eutrofizzazione che provocò la moria di pesci a causa delle tossine rilasciate dai microorganismi (da La medicina nella Bibbia di Luciano Sterpellone), metaforicamente l’acqua che si tinge di rosso rappresenta il sangue del popolo ebraico schiavizzato dagli Egizi.
Oggi la situazione si è ribaltata, e questo fenomeno viene messo in relazione con l’annoso conflitto in terra santa, dove Israele sta schiacciando il popolo palestinese della Striscia di Gaza in maniera più sanguinaria di quanto fece il faraone egizio con il popolo ebraico.
Vediamo ora qualche esempio dove le acque diventano rosse per cause naturali.
Italia
Il lago di Tovel in Trentino, lago alpino della Val di Non in provincia di Trento, a 1.178 metri all’interno del Parco Naturale Adamello-Brenta, era conosciuto nel mondo intero con l’appellativo di “lago rosso”, perché nei periodi più caldi dell’anno le sue acque diventavano color vermiglio. Dopo decenni di ricerche, nel 1954 si scoprì che lo spettacolare e misterioso fenomeno era dovuto alla presenza dell’alga Tovellia sanguinea, che a certe temperature produce un olio ricco di carotenoidi. A causa dell’inquinamento e della scomparsa degli animali da pascolo, le cui deiezioni, ricchi di azoto e fosforo, favorivano la proliferazione dell’alga, a partire dagli anni ’60 il fenomeno si è progressivamente ridotto, fino a scomparire del tutto negli Anni ’80.
Perù
Il fiume rosso Palquella Pucamayu attraversa la catena montuosa di Vilcanota nella provincia di Canchis a sud-est di Cusco. Il suo nome deriva dal Quechua, la lingua dell’Impero Inca, che già conoscevano questo fiume. Come tanti altri piccoli affluenti, il Palquella Pucamayu sfocia nel Vilcamayo che attraversa la Valle Sacra di Cusco e la cittadella di Machu Picchu. Questo fiume ha sempre un colore particolare, ma d’inverno, particolarmente da novembre ad aprile, le sue acque si tingono di rosso. Infatti, a causa delle piogge, le rocce del suo letto di arenaria rilasciano l’ossido di ferro che colora l’acqua di un rosso via via sempre più intenso, soprattutto nei primi cinque chilometri dalla sua sorgente. vicino alla valle del Monte Arcoiris Palcoyo.
Per le stesse ragioni, anche altri fiumi della Palcoyo Rainbow Mountain, nel distretto di Combapata, assumono spesso tinte rossastre. Dunque, un fenomeno del tutto naturale, che le popolazioni locali conoscono da millenni.
Italia
Il Lago Rosso del Salento, nell’entroterra poco a sud di Otranto, è un deposito d’acqua formatosi in modo naturale all’interno di quella che dal 1940 al 1976 è stata una cava a cielo aperto di bauxite, roccia sedimentaria di colore rosso cupo da cui si ricava l’alluminio. Dopo l’abbandono della cava, le infiltrazioni d’acqua di una delle tante falde acquifere presenti nel territorio carsico, hanno formato un laghetto rosso, un suggestivo ecosistema lacustre oggi mèta di gite scolastiche e visite turistiche. La terra che circonda la cava è tuttora utilizzata per la produzione di colori artigianali. Nonostante la realizzazione della miniera avesse finalità meramente commerciali, la natura ha creato una nuova armonia.
Bolivia
La Laguna Colorada è un lago salato situato a 4.278m sull’altipiano sudoccidentale boliviano vicino al confine cileno, nella Riserva nazionale di fauna andina Eduardo Avaroa. La sua profondità media è di soli 35 cm, quella massima di circa un metro e mezzo. Largo 9 km e mezzo e lungo quasi 11 km, ha un perimetro costiero di circa 35 km per una superficie complessiva di 54 km². Con le sue acque ricche di minerali, è un importante sito di accoppiamento e riproduzione del fenicottero di James, del fenicottero delle Ande ed altre specie. Il colore rossastro della Laguna deriva dalla deposizione di sedimenti rossi, dalla presenza di microorganismi e dalla pigmentazione di alcune alghe.
Cile
Con le sue dense acque rosse come sangue, la Laguna Roja è un remoto lago delle Ande cilene, a 3.700 metri d’altezza, a 150 km dalla città di Iquique, nel nord del Paese. Nessuno sa quanto siano profonde le sue acque rosse, la cui temperatura oscilla tra i 40° e i 50°. Fino all’anno 2009! la Laguna Roja era conosciuta soltanto dalla gente locale: lo stesso Servizio Nazionale del Turismo ignorava la sua esistenza. Per secoli, segreti e leggende della Laguna Roja sono stati custoditi dall’antico popolo degli Aymarà, che fin dai tempi incaici vive vicino al lago peruviano Titicaca, in Cile, Bolivia, e nel nordest dell’Argentina. Questo popolo ha protetto il lago perpetuando i racconti di una maledizione secondo la quale chiunque si avvicini alle sue acque va incontro alla morte.
Non sono mai stati effettuati veri e propri studi della Laguna, e si ipotizza che la sua colorazione rossa sia dovuta a particolari alghe o a sedimenti minerali. La popolazione locale, invece, narra una leggenda secondo la quale, dopo una lunga siccità, tre vergini vennero sacrificate agli dèi per ottenere la pioggia. Il sacrificio delle vergini ottenne il suo effetto, le piogge arrivarono, ma le vergini stesse lanciarono una maledizione: chi avesse bevuto le acque di quei laghi, o ci si fosse immerso, avrebbe subìto gravi sciagure.
Africa
Il Lago salato Retba, in Senegal, ha una colorazione rossastra soprattutto nella stagione più calda, a causa dell’alga Dunaliella salina. In Tanzania, in un altro lago salato chiamato Natron, sono i cianobatteri a produrre lo stesso fenomeno.
U.S.A.
A causa della siccità, in Texas il lago di San Angelo si è in gran parte prosciugato ed è diventato rosso come il sangue per l’effetto di alcuni batteri primitivi Chromatiaceae bacterica, che proliferano in acque carenti di ossigeno.
Australia
Mare rosso sangue: a Sydney, molte spiagge famose si sono tinte di rosso nel tratto di mare che va dalla Maroubra Beach alla celebre Bondi Beach. Centinaia di turisti e surfisti sono rimasti scioccati dall’inquietante spettacolo. Ai pescatori è stato sconsigliato di consumare il pesce, e la balneazione è stata vietata (anche se alcuni hanno disobbedito). La causa del fenomeno sarebbe un’anomala proliferazione dell’alga Noctiluca Scintillans, che di notte può anche diventare fosforescente. Non ha effetti tossici ma si consiglia comunque alle persone di non entrare in acqua perché l’alga può essere ricca d’ammoniaca e quindi irritare occhi e cute.
Iran
Hormuz, famoso luogo turistico del Golfo Persico, è noto per il colore rosso dell’acqua e del paesaggio isolàno, dovuta all’alta concentrazione di ossidi di ferro. In certi casi, come nel 2019, probabilmente a causa delle correnti, il mare assume una colorazione rossa più intensa del solito.
Adesso vediamo qualche esempio di acque rosse causate dall’inquinamento.
Cina – il Fiume Giallo.
Il terzo fiume più lungo del mondo, diventa rosso. Il Fiume Giallo, lo Huang He, letteralmente “il fiume dalle acque d’oro”, deve il suo nome al fatto che, attraversando un altopiano formato da un finissimo materiale giallastro, detto löss; il fiume erode il löss e trasportandone a valle più di un miliardo e mezzo di tonnellate di limo all’anno, le sue acque assumono la tonalità gialla.
Nel 2014 il Fiume Giallo, culla dell’antichissima civiltà orientale, nel giro di poche ore ha assunto un’inquietante tonalità vermiglia. Con ogni probabilità il fenomeno è stato provocato dai rifiuti industriali. Siamo infatti nella provincia dello Zhejiang, contea di Cangnan, dove si trova il più grande centro industriale della Cina sudoccidentale, stracolmo di aziende tessili e stabilimenti chimici.
Non è la prima volta che il fiume diventa rosso a causa dei veleni. Era già accaduto nel 2011, nel punto in cui le acque del Fiume Giallo accolgono quelle dell’affluente Jialin. Lo stesso fenomeno si è poi verificato nel settembre 2012 anche nel fiume Yangtze, il celebre Fiume Azzurro, il fiume più lungo dell’Asia, presso la città portuale di Chóngqìng: anche in quell’occasione, improvvisamente, le acque sono diventate rosso sangue.
Le stime più recenti affermano che in Cina oltre il 60 percento delle acque è inquinato e NON potabile. Le conseguenze sullo stile di vita e sulla salute della popolazione sono ovviamente drammatiche. Come avviene anche negli Stati Uniti d’America e nel resto del mondo, anziché tentare di ridurre la produzione di scorie velenose, i Governi innalzano la soglia di inquinamento tollerabile. Intanto, gli abitanti delle campagne cinesi raccontano che i fiumi talvolta diventano più verdi dei prati.
Questa non la chiamate Apocalisse? Gli scienziati possono trovare mille nomenclature e spiegazioni razionali, ma chi ha occhi per vedere sa riconoscere che anche questi sono segni dei tempi, che indicano la fine della civiltà.
Italia – Campania.
Castellammare di Stabia, Napoli. I giornali raccontano di una scia di schiuma bianca velenosa e, tempo dopo, del rivo Vernotico diventato improvvisamente color blu. Poi a luglio il mare del golfo stabiese si è tinto di rosso. I residenti impauriti hanno allarmato la Capitaneria di Porto, e sul posto sono intervenuti anche i militari. La sostanza rossa, probabilmente vernice, sarebbe emersa dalla rete fognaria.
Russia – il Fiume Rosso in Siberia.
Norilsk, Siberia, nord del Circolo Artico. Secondo il romantico immaginario comune, il paesaggio della lontana Siberia dovrebbe essere completamente bianco. Invece no. Il fiume Daldykan, che attraversa la Tundra dell’arcipelago Gulag, è diventato rosso come un fiume di sangue.
Greenpeace ed ecologisti russi denunciano una catastrofe ambientale coperta dalle autorità. Il ministro russo delle Risorse naturali e dell’Ambiente ha aperto un’indagine sulla vicenda, accusando l’industria chimica siberiana, ma siamo alle solite ipocrisie politiche, perché nell’Artico gli standard ambientali della Russia sono indecenti, se pensiamo ad esempio alla città di Usinsk, dove a causa dell’inquinamento petrolifero anche la neve ha una colorazione quasi nera.
L’azienda Norilsk Nickel, primo produttore mondiale di nickel e palladio, ha avuto la sfrontatezza di dichiarare che i colori rossi del fiume erano sfumature naturali. Sulle prime, infatti, i vertici del colosso industriale hanno negato qualsiasi coinvolgimento, poi hanno dovuto cedere alle pressioni popolari ed hanno ammesso le proprie colpe, confessando che, a causa delle forti piogge, un impianto dello stabilimento Nadezhda ha sversato fluidi tossici nel fiume. La stessa azienda, che controlla l’accesso a tutta la regione e non è nuova a questo genere di incidenti, afferma che nonostante l’acqua sia rossa, non ci sono problemi: le persone, la flora e la fauna non hanno subìto danni e tutti possiamo dormire sonni tranquilli…
La città mineraria di Norilsk è la città più settentrionale e più fredda del mondo (la temperatura media è di 27 gradi sotto zero), ed è considerata una delle città più inquinate al mondo. Negli anni ‘30 del 1900 i prigionieri dei campi di lavoro sovietici furono costretti a costruirla appositamente come centro minerario. Qui Josif Stalin spediva ai lavori forzati i detenuti dei gulag per estrarre i minerali. Poi negli anni ‘50 la città si sviluppò, e oleodotti e ciminiere si moltiplicarono come mostri, come tante ILVA di Taranto tutte insieme, senza nessuna tutela ambientale.
A Norilsk, ogni anno vengono rilasciati nell’ambiente oltre 4 milioni di tonnellate di sostanze inquinanti: piombo, rame, cadmio, selenio, arsenico, zinco ed altri… Le concentrazioni di rame e zinco nell’aria raggiungono livelli pazzeschi. È peggio di un film dell’orrore. Nel raggio di 50 km dall’impianto dove si lavora il nickel, non c’è nemmeno un solo albero vivente. Qui la natura si tinge di sfumature chimiche surreali, dall’arancio al blu elettrico. Ex dipendenti della Norilsk Nickel hanno raccontato alla stampa: “Da noi anche la neve è rossa.”
In questo inferno vi sono circa 170.000 abitanti, tutti affetti da gravi patologie, e l’aspettativa di vita è di 10 anni più bassa rispetto alla media nazionale.
Nel Giugno 2020, in piena emergenza Covid, un altro incidente nella città siberiana di Norilsk tinge nuovamente il fiume di colore rosso sangue. Questa volta la colpa è attribuita a un guasto nella centrale termoelettrica controllata sempre dalla Norilsk Nickel. A causa dell’incidente, oltre 20mila tonnellate di diesel sono state sversate nel fiume Daldykan, e il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato lo stato d’emergenza per la catastrofe ambientale.
Non è Apocalisse, questa?? E che cos’è?
Mala tempora currunt sed peiora parantur!
Mala tempora currunt et peiora premunt!
Spagna
Il Rio Tinto scorre tra le montagne della Sierra Morena in Andalusia, e sfocia nel golfo di Cadice presso la città di Huelva, a circa un’ora e mezza da Siviglia, nel sud della Spagna. Il colore rosso delle acque del fiume è dovuto alla forte presenza di ferro e rame. I giacimenti di ferro, sfruttati sin dai tempi dei Fenici, vennero abbandonati soltanto negli Anni ’50 del 1900. Infatti nella zona si trovano alcune miniere che a metà del 1800 la Spagna vendette agli inglesi della Rio Tinto Company Limited, e il luogo divenne uno dei centri di estrazione più importanti al mondo, generando gravissimi problemi di avvelenamento dei campi e degli animali. Come se non bastasse, nel 1888 i lavoratori delle miniere furono trucidati durante una grande manifestazione popolare che reclamava migliori condizioni di vita.
I materiali tossici assorbiti dal terreno non permettono alcun tipo di vita animale o vegetale nell’intera area, vi sono soltanto microrganismi capaci di vivere senza ossigeno. Questi hanno attirato l’interesse dei ricercatori. Gli esperti della NASA e dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, analizzando il terreno hanno riscontrato caratteristiche simili a quelle del pianeta Marte, ed hanno rinvenuto dei batteri che si nutrono esclusivamente di minerali. Questi batteri potrebbero facilitare la presenza umana sul pianeta rosso, perciò la NASA ha stabilito nella zona alcune basi del “Progetto Marte”. Dove in passato sorgeva una delle miniere, sono stati installati robot e tecnologie per la ricerca di vita extraterrestre, strumentazioni capaci di rintracciare materiale chimico, proteine, polisaccaridi, acidi nucleici ed altro, per rendere possibile l’estrazione del DNA dei microorganismi marziani.
Giordania – lago diventa rosso sangue.
Nella regione di Moab, una pozza d’acqua situata nei pressi del Mar Morto ha assunto inaspettatamente una colorazione rosso sangue. Gli esperti ipotizzano che le cause del fenomeno siano da attribuire alla presenza di particolari alghe oppure ossido di ferro, ma non si esclude che il colore dell’acqua sia stato alterato dallo sversamento di sostanze velenose. Nel giro di due anni, è la seconda volta che un bacino idrico della Giordania si tinge di rosso. A maggio 2020 era toccato al fiume israeliano Nahal Alexander, presumibilmente a causa degli sversamenti dei mattatoi.
Italia – Campania, Campi Flegrei: il lago d’Averno diventa rosso.
Gli abitanti, preoccupati che il fenomeno fosse collegato all’inquinamento della zona oppure che fosse dovuto a movimenti tellurici e bradisismi annunciatori di eruzioni vulcaniche, sono stati tranquillizzati dall’ARPAC, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale in Campania. In un articolo del 31 marzo 2022 si legge infatti che per gli esperti, all’origine delle acque rosso sangue del lago vulcanico d’Averno ci sarebbe la fioritura di alcune alghe. “Il Lago d’Averno – spiegano – è interessato spesso in fioriture algali di colore rosso scuro, per l’azione di cianobatterio Planktothrix rubescens, che si verifica soprattutto nel periodo invernale […] o quando si verificano condizioni di clima freddo durante la notte”. Le analisi delle acque, promosse dal Comune di Pozzuoli, sembrano confermare questa tesi.
Dopo il lago d’Averno, si tingono di rosso anche il mare tra Baia e Lucrino, a cavallo tra Pozzuoli e Bacoli, in provincia di Napoli. Dunque si è trattato di un fenomeno esteso, che ha richiamato l’attenzione di migliaia e migliaia di persone.
Anche qui ci troviamo di fronte a un evento naturale che non dovrebbe generare troppi allarmismi. Se davvero si tratta di un fenomeno abbastanza ordinario e quindi conosciuto dagli abitanti della zona, allora ci chiediamo per quale motivo gli abitanti si siano preoccupati tanto. È davvero un fenomeno così consueto?
Viviamo in un periodo storico in cui ci si aspetta di tutto, e l’acqua che diventa rosso sangue risveglia nell’uomo un forte turbamento ancestrale, perché la maggior parte delle persone inconsciamente coglie il simbolismo presente in questi fenomeni, soprattutto nel periodo storico attuale che, con ogni evidenza, è un periodo apocalittico. Sta ad ognuno di noi la capacità di saper distinguere gli eventi ordinari da quelli che invece debbono richiamare la nostra attenzione.
Italia – acque rosse nei fiumi dell’Emilia-Romagna.
A seguito dell’alluvione del maggio 2023, in alcune aree dell’Emilia-Romagna si sono verificate delle preoccupanti anomalie.
Martedì 6 giugno 2023 nel canale Zaniolo, primo tratto del canale Destra Reno nel Comune di Conselice, l’acqua è diventata improvvisamente rossa, probabilmente a causa di solfobatteri purpurei e dell’alga Euglena, organismi che proliferano in condizioni di elevato carico organico e scarsa ossigenazione.
Ma il colore rosso dell’acqua non è stata l’unica anomalia.
Il 5 giugno 2023, nel Comune di Ravenna, il canale Mandriole collegato anch’esso al Destra Reno, è diventato scuro e maleodorante, e si è verificata un’estesa morìa di pesci sia d’acqua dolce che d’acqua salata, probabilmente sempre in relazione a contaminazione e mancanza di ossigeno.
Anche qui siamo di fronte alle dirette conseguenze di un evento naturale estremo, ma del tutto prevedibile. E di fronte a questi avvenimenti si dovrebbe riflettere sull’importanza della prevenzione e quindi sul rispetto della Natura che ha bisogno dei suoi spazi e non può essere violentata dall’urbanizzazione, dalla cementificazione e dallo sfruttamento agricolo intensivo, senza tener conto appunto degli spazi vitali di cui la Natura ha bisogno.
Non è necessario che i segni apocalittici provengano sempre dal mondo soprannaturale, come ad esempio le centinaia di lacrimazioni di sangue delle statue sacre, per capire che l’umanità sta vivendo una crisi globale i cui effetti drammatici si manifestano con crescente violenza.
Se abbiamo capito che tutte le forme di vita esprimono un certo grado di intelligenza, se abbiamo capito che l’intelligenza è quell’ente immateriale, spirituale, che governa i corpi fisici, e se abbiamo capito che tutte le intelligenze di tutte le creature del pianeta sono integrate fra loro nel grande organismo chiamato NATURA, allora è logico pensare che l’alterazione, l’adulterazione della Natura abbia come conseguenza la reazione della Natura stessa, che si difende con le proprie forze dall’aggressione dell’uomo. E così facendo si rivolge all’uomo con il linguaggio dell’intelligenza, un linguaggio tanto concreto quanto simbolico, il linguaggio degli elementi naturali: le intelligenze della Natura, acqua, aria, terra e fuoco, che gli scienziati extraterrestri chiamano ZIGOS, scatenano le loro forze per ammonire duramente l’umanità con il potere emblematico di certi tragici avvenimenti, per portare alla luce le paure ancestrali dell’uomo e scuotere così la sua coscienza.
Marco Marsili
4 Dicembre 2023