“One Health”: la salute è “global”
Pubblicato il 8 Maggio 2023
Pubblicato il 8 Maggio 2023

Secondo la definizione dell’Istituto Superiore di Sanità il concetto di “One Health” definisce un modello sanitario basato sul riconoscimento che “la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema sono indissolubilmente legate” al punto che medici, veterinari, ambientalisti, economisti e persino sociologi ne sono coinvolti.

One Health è l’approccio ideale per raggiungere la “salute globale” dei cittadini e “tutelare” la vita delle popolazioni più vulnerabili… perlomeno sulla carta. 

Il termine “One Health” viene coniato per la prima volta a New York nel 2004 alla conferenza “One World, One Health: Building Interdisciplinary Bridges to Health in a Globalized World” al fine di prevenire le crisi sanitarie future.

Il tema della collaborazione multisettoriale e transdisciplinare a livello locale, regionale, nazionale e globale riguardo a tutte le attività che hanno un impatto diretto o indiretto sulla salute, passando per le scelte alimentari degli abitanti della Terra, ci rimanda direttamente all’ormai onnipresente “Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile”, il programma d’azione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) “per le persone, il pianeta e la prosperità” sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri.

Gli “Obiettivi” dell’Agenda 2030

I 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile pervadono ormai la nostra quotidianità. Tanto altisonanti, quanto difficilmente realizzabili entro il 2030, fanno quasi sorridere per la loro disarmante ovvietà: chi di noi non vorrebbe la pace e la fine della fame nel mondo?  

Gli Obiettivi dell’Agenda 2030 sono ineccepibili e lodevoli sulla carta: ufficialmente si parla di lotta alla povertà, eliminazione della fame, lotta alle disuguaglianze, pace e giustizia, contrasto al cambiamento climatico e così via. 

La necessità impellente della loro realizzazione è sollecitata costantemente: dai libri di testo dei nostri figli, alle reclame dei prodotti che acquistiamo e persino nelle serie televisive. Ascoltiamo quotidianamente il mantra dell’Agenda che si ramifica capillarmente ovunque la grancassa mediatica raggiunga l’ignaro e spesso poco attento cittadino. 

A leggerli da vicino ci accorgiamo però che i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 sono più che altro contenitori vuoti dai bei propositi d’impatto chiaramente retorico, talmente vuoti che a piacimento potranno essere riempiti con quel che farà più comodo… di certo non a noi cittadini!

Nella realtà sappiamo che i principali finanziatori delle Nazioni Unite sono i potenti soggetti privati che rappresentano i colossi della finanza e dell’economia mondiale, quelle stesse corporations disposte a finanziare qualsiasi speculazione, anche il mercato delle armi e della guerra, laddove si tratti di far crescere i loro già giganteschi fatturati.

Per fare un esempio, i famosi criteri ESG che valutano quanto un’impresa o un’azienda siano sostenibili e responsabili, anche questi a marchio ONU, sono formulati dai famosi gestori di patrimoni aziendali statunitensi BlackRock, Goldman Sachs e JP Morgan, le stesse società elette per “coordinare” i 173,5 miliardi di dollari di investimenti in Ucraina.

Nella realtà sappiamo anche che gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile aumenteranno ulteriormente il monopolio delle nazioni ricche e delle aziende internazionali in grado di soddisfare tali criteri ambientali, sociali e di governance, a tutto discapito delle aziende più piccole e dei Paesi più poveri, in particolare delle “nazioni in via di sviluppo”, così quando quei Paesi non saranno in grado di soddisfare questi criteri, di attuare questi obiettivi o di far fronte ai rimborsi dei loro prestiti, saranno “invitati”, proprio come è stata “invitata” l’Ucraina, a consegnare i loro beni ai creditori.

Loredana

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