Appunti di un giovane studente:
Attorno alla possibilità di tornare indietro nel tempo l’uomo ha sempre vagheggiato, immaginando fantasmagoriche apparecchiature in grado di riportare indietro le lancette dell’orologio. La fantasia si scontra però con le affermazioni dei fisici, che escludono con nettezza la possibilità di viaggiare nel passato. Tuttavia, alcuni sostengono invece l’esistenza fattuale di una macchina del tempo, segretamente e gelosamente custodita in Vaticano. Questa è la storia del cronovisore.
Pellegrino Ernetti, chi era costui? Ancor più misconosciuto del Carneade di don Abbondio, Pellegrino Ernetti, o meglio don Pellegrino Ernetti, trattandosi di monaco benedettino, fu un intellettuale, musicologo e scienziato del secolo scorso (1925-1994).
Il 2 maggio 1972 il suo nome venne alla ribalta per un articolo pubblicato da La Domenica del Corriere, a firma di Vincenzo Maddaloni che, intervistandolo, rivelò ai lettori una clamorosa ‘invenzione ernettiana’: il “cronovisore”, ovvero un apparecchio in grado di ‘registrare’, audio compreso, immagini ed eventi del passato, in pratica una ‘macchina del tempo’ che non porta avanti o indietro le persone, come in Ritorno al futuro di Robert Zemeckis o nel romanzo di Wells, ma permette di osservare eventi passati.
Ernetti sosteneva di essere stato in grado di assistere in diretta a diversi avvenimenti storici. Tra essi si annoveravano la prima Catilinaria pronunciata da Cicerone in Senato nel 63 a.C., la messa in scena del Tieste, una tragedia del drammaturgo romano Ennio risalente al II secolo a.C. e a noi pervenuta in maniera frammentaria, e persino la passione e morte di Cristo.
Dopo quasi mezzo secolo, un lungo periodo in cui Ernetti cadde nel dimenticatoio, Davide Pulici (Nelle fauci del tempo, appena uscito per Nocturno Books) riprende e narra l’intero ‘caso Ernetti’ con una puntuale documentazione dei fatti. Ma veniamo al sodo: Ernetti, laureato in musica sacra e teologia, ma accanito studioso di “suoni”, essendo titolare della cattedra di musica pre-polifonica all’Università di Venezia e al conservatorio romano di Santa Cecilia, rivela al giornalista della Domenica del Corriere di possedere alcuni filmati, registrati in bianco e nero, con il suo ‘cronovisore’, fra cui quello, clamoroso, della passione di Cristo.
Tuttavia, questo non è bastato a dissipare ogni dubbio. Alcuni sostengono infatti che il cronovisore esista e sia nascosto nelle segrete stanze del Vaticano. Le false prove e le resistenze di Ernetti nel mostrare la propria invenzione non sarebbero altro che un tentativo di mistificare tutto quanto. All’interno dell’opera di cover-up rientrerebbero anche le forti pressioni esercitate su Ernetti da parte delle gerarchie ecclesiastiche affinché chiudesse il discorso sul cronovisore.
Ma non basta: il ‘cronovisore’ avrebbe registrato anche altri eventi del passato. L’intervista si conclude con questa affermazione di Ernetti: «La macchina del tempo esiste e funziona, ne abbiamo avuto la controprova captando eventi del passato recente per i quali si disponeva di documentazione certa. Attendiamo i test americani, che sono tuttavia pletorici». (…). La macchina, però, «non sarà mai qualcosa di divulgabile, pena il sovvertimento dell’ordine costituito o status quo ante come si preferisca».
Ma, allora, si chiede Pulici, perché una persona colta, seria, un professore universitario come Ernetti, che – pare – abbia collaborato nella ricerca anche con Enrico Fermi e altri fisici di livello internazionale – avrebbe dovuto rilasciare un’intervista a un settimanale ad alta diffusione se la notizia avrebbe potuto sovvertire l’ordine mondiale? Bisogna attendere le risultanze americane? O Ernetti è un pazzo narcisista? Difficile rispondere, eppure lui conclude: «Verrà il tempo in cui potrò parlare». Tempo mai giunto.
Ma come funzionerebbe, spiegata a un profano, questa ‘macchina del tempo’? «Si basa su un principio di fisica, accettato da tutti, secondo il quale le onde sonore e visive, una volta emesse, non si distruggono né si trasformano, e restano eterne e onnipresenti, quindi possono essere ricostruite come ogni energia, in quanto esse sono energia». «Faccia un esempio», gli chiede Maddaloni: «Facciamo il caso del suono», risponde Ernetti (…). «Questa onda sonora si divide in suoni armonici, ultrasuoni, ipersuoni, iposuoni, eccetera. Dunque non è distrutta, ma si trova nella stessa situazione della disgregazione della materia, mediante la teoria atomica. La materia, come si sa, oggi viene disgregata non soltanto fino all’atomo, ma sino agli elementi più infimi e con processi particolari viene ricostruita nella sua forma primaria: ciò è possibile perché è energia. Certo che per ricostruire ci vogliono determinati apparecchi» (…) «Nessuna energia viene distrutta, tutt’al più si trasforma». (…). «Gli ultrasuoni, ad esempio, noi non li sentiamo mai con il nostro udito limitato» (…) «ma ci sono animali che sentono anche gli ultrasuoni». E anche le piante, aggiungo, se crediamo alla recente ricerca di Lilach Hadany, biologa evoluzionista dell’Università di Tel Aviv, pubblicata dalla rivista scientifica Cell e lanciata dalle agenzie un anno fa, secondo la quale le piante ‘stressate’ emettono suoni ad altissima frequenza e dunque non rilevabili dall’orecchio umano, ma ascoltati da altre piante, insetti e alcuni animali e ora anche delle apparecchiature dell’Ateneo israeliano.
Va ricordato che Ernetti raccontava della sua ‘macchina del tempo’ oltre mezzo secolo fa, quando la meccanica quantistica non aveva raggiunto gli attuali livelli di ricerca. Dal 1972 in avanti, però, Ernetti viene fagocitato da fanfaroni, riviste e libri italiani, francesi, spagnoli, americani che, salvo rare eccezioni subito messe da parte, lo coprono di ridicolo, convinti, invece, di promuovere la sua ricerca (oltre che di divulgare succose scemenze parapsicologiche e persino esoteriche che fanno vendere, ma che dagli studi del professore benedettino sono lontane anni luce).
Il ‘cronovisore’ di Ernetti venne mostrato – racconta Pulici – a papa Pio XII che sarebbe rimasto assai turbato dalle immagini, soprattutto quelle di carattere religioso. Ma, se esistesse, oggi, dopo la morte di Ernetti, dove sarebbe? Non si sa, ma voci ricorrenti e piuttosto attendibili dicono si trovi in Vaticano, fatto sta che una coltre di fumo è calata sul ‘cronovisore’.
Nessuno presso la Santa Sede, anche personaggi molto in alto che l’autore ha contattato, hanno voluto tornare sull’argomento. L’ennesimo mistero vaticano?