
Il brillamento solare X3.3 del 24 ottobre 2024
Giovedì 24 ottobre 2024 in base alle osservazioni del satellite SDO, un vero e proprio Osservatorio spaziale delle Dinamiche Solari, un gruppo di grandi macchie solari, stava emergendo dall’orizzonte della superficie solare a sud-est. Le macchie solari che componevano questo gruppo sono state poi chiamate (da destra verso sinistra) AR3868, AR3876, AR3869, AR3872, AR3873. Il sito specializzato nel settore spaceweather.com aveva definito queste macchie solari “impressionanti”, vista la loro dimensione.

Proprio nella notte italiana di quel giorno, più precisamente alle ore 05:57 (03:57 UTC) la macchia solare AR3869, posizionata al centro di questo gruppo, ha prodotto un lento brillamento solare (solar flare) di classe X3.3. Questa emissione di energia sottoforma di radiazioni elettromagnetiche è durata circa un’ora.

In questi pochi istanti di animazione accelerata è rappresentata un’ora reale di durata dell’evento.
L’emissione “estrema” di radiazione ultravioletta prodotta dal brillamento, ha ionizzato la parte superiore dell’atmosfera terrestre, causando un temporaneo blackout radio nella frequenza delle onde corte sulla parte di atmosfera al momento esposta verso il Sole: Australia e sud-est asiatico. La durata di questa interferenza è stata di circa un’ora, a partire dall’arrivo del brillamento.
Di maggiore interesse è stata la luminosa espulsione di massa coronale (CME) lanciata nello spazio, che ha seguito come spesso accade il brillamento solare.

La maggior parte di questa emissione di plasma solare ha mancato il nostro pianeta, essendo stata proiettata in direzione a ortogonale alla Terra. Nella sua diffusione nello spazio c’è stata comunque una componente diretta verso di noi che, sabato 26 ottobre 2024 alle ore 18:00 italiane (16:00 UTC), ha interessato il nostro pianeta causando semplicemente aurore boreali e australi più intense del solito.
Il brillamento solare X1.8 del 26 ottobre 2024
Pochi giorni dopo, più precisamente alle ore 09:20 italiane (7:20 UTC) di sabato 26 ottobre 2024 la stessa regione attiva ha emesso un’altro brillamento: la macchia solare AR3873 ha prodotto una emissione di radiazione ultravioletta di classe X1.8. Questo è accaduto pochi minuti dopo ad una precedente emissione leggermente meno energetica, di classe M5.9 avvenuta alle ore 08:10 italiane (06:10 UTC).

Anche in questo caso, subito dopo il brillamento solare è avvenuta una “eruzione solare”.
La maggior parte dell’emissione di plasma solare nello spazio ha mancato il nostro pianeta Terra, ma data la posizione della macchia solare AR3873 più vicina alla nostra direzione e dato il diffondersi della CME durante il suo viaggio nell ospazio interplanetario, proprio adesso mentre viene realizzato questo articolo una pioggia di particelle solari sta interessando tutta la magnetosfera terrestre per il terzo giorno consecutivo: secondo il Centro di Previsioni Meteo Spaziali (SWPC) dell’Agenzia Nazionale Oceanica e Atmosferica degli Stati Uniti d’America (NOAA) è in atto una tempesta di radiazioni di classe S2.

Le particelle subatomiche che stanno arrivando dalla nostra stella, sopratutto protoni, sono state accelerate dai brillamenti solari di classe X3.3, M5.9 e X1.8 di pochi giorni fa. Come risultato di questa tempesta di radiazioni in atto, un blackout radio a onde corte è in corso all’interno del Circolo Polare Artico e le telecamere sui satelliti spaziali sono parzialmente “appannate”.
La maggior parte delle macchie bianche presenti in questi giorni nelle riprese del coronografo SOHO sono i protoni solari che colpiscono la fotocamera. Questo fenomeno potrebbe continuare per almeno altre 24 ore.
Il Sole è in un momento di massima attività
Durante una teleconferenza con i giornalisti avvenuta martedì 15 ottobre 2024 e seguita da un annuncio ufficiale, secondo i rappresentanti della NASA, della National Oceanic and Atmospheric Agency (NOAA) e del Solar Cycle Prediction Panel, è stato annunciato che secondo queste organizzazioni il Sole è ufficialmente nel momento di massima attività rispetto al ciclo solare numero 25: l’attuale.
Ricordiamo brevemente che l’attività solare viene misurata in base al numero di macchie solari che compaiono in maniera ciclica e più o meno intensa sulla superficie solare. Quando questa mostra un ampio numero di macchie, il Sole sta attraversando una fase di maggior attività e emette maggior energia nello spazio circostante. Il numero medio di macchie solari presenti sul Sole non è costante, ma varia tra periodi di minimo e di massimo. Il ciclo solare è il periodo, lungo in media 11 anni, che intercorre tra un periodo di minimo (o massimo) dell’attività solare e il successivo. La lunghezza del periodo non è strettamente regolare, ma può variare tra i 10 e i 12 anni.
La numerazione è semplicemente progressiva, a partire dalla scoperta, dallo studio e dall’osservazione primo ciclo solare, avvenuta dal 1761.
L’idea di un ciclo solare ciclico fu ipotizzata per la prima volta dall’astronomo danese Christian Horrebow sulla base delle sue regolari osservazioni di macchie solari fatte tra il 1761 e il 1776 dall’osservatorio di Rundetaarn a Copenaghen, in Danimarca.
Il ciclo solare non sarebbe stato chiaramente identificato fino al 1843, quando l’astronomo amatore tedesco Samuel Heinrich Schwabe notò una variazione periodica del numero medio di macchie solari dopo 17 anni di osservazioni solari. Schwabe continuò ad osservare il ciclo delle macchie solari per altri 23 anni. Infine nel 1852, l’astronomo svizzero Rudolf Wolf designò il primo ciclo solare numerato che iniziò nel febbraio 1755 sulla base delle osservazioni di Schwabe e degli altri. Rudolf Wolf creò anche un indice di numero di macchie solari standard, il numero di Wolf, che continua ad essere utilizzato oggi.
Un fenomeno osservato dagli studiosi degno di nota è che il campo magnetico del Sole si capovolge durante ogni ciclo solare, quindi ogni circa 11 anni; questo evento si verifica quando il ciclo solare è vicino al suo massimo.
Notizie, dati e considerazioni
Andrea Macchiarini
29 ottobre 2024
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