Appunti di un giovane studente:
Muhammad Alì: “Mi piacerebbe essere ricordato come un uomo che non ha mai venduto la sua gente. Ma se questo è troppo, allora come un buon pugile”.
Parole del campione americano che si è sempre battuto per la fine della segregazione razziale.
Noto è il suo gesto di gettare nel fiume Ohio la medaglia d’oro vinta alle Olimpiadi di Roma del 1960 a seguito di un episodio di razzismo (divenne subito un simbolo per il movimento di liberazione dei neri negli Stati Uniti durante gli anni ’60, più volte sfidò apertamente il governo americano).
Nel 1967 si rifiutò di partecipare alla guerra del Vietnam, fu arrestato per renitenza alla leva e privato dei suoi riconoscimenti, tra cui il titolo mondiale dei pesi massimi, conquistato tre anni prima. Alì dovette per questo rinunciare a salire sul ring per molto tempo.
Al tramonto della sua vita ha sostenuto la raccolta fondi per la ricerca contro il Parkinson, malattia di cui egli stesso era affetto.
Ritiratosi definitivamente dall’attività agonistica nel 1981, nel 1984 gli fu diagnosticata la malattia di Parkinson. Commosse il mondo apparendo come ultimo tedoforo alle Olimpiadi di Atlanta del 1996; in quell’occasione gli fu anche riconsegnata la medaglia d’oro vinta a Roma nel 1960.
Nel 1998, Ali cominciò a collaborare con l’attore Michael J. Fox, anche lui affetto da Parkinson, per aumentare la consapevolezza nella gente e per aiutare la ricerca di fondi per la malattia. Fecero un’apparizione insieme davanti al Congresso degli Stati Uniti nel 2002.
Nel 2000, Ali lavorò poi con la Michael J. Fox Foundation for Parkinson’s Disease per sensibilizzare e incoraggiare le donazioni per la ricerca.