La sera del 5 novembre 2023 nei cieli di praticamente tutt’Italia e nei cieli di altri paesi collocati a basse latitudini, cioè semplificando a poca distanza dalla linea dell’equatore, tantissime persone hanno visto e fotografato tramite i propri telefoni un bagliore di colore rosso proveniente dai cieli in direzione nord. In questo video ne fu tempestivamente riportato l’accaduto e, soprattutto, ne furono analizzati e spiegati alcuni aspetti legati al passato e alla storia della nostra umanità.
La sera del 19 aprile 2024, anche se in maniera meno appariscente e intensa, una aurora di colore rosso è stata fotografata dalle Alpi, più precisamente dal paese di Tambre in provincia di Belluno.
Successivamente, tra la sera di sabato 11 maggio 2024 e la notte di domenica 12 maggio 2024 si è verificata la più luminosa e intensa aurora boreale rossa degli ultimi decenni. Almeno fino ad oggi.
Che cosa è successo?
Prima di tutto partiamo dal fattore principale: il Sole, tramite la sua intensa attività degli ultimi mesi, ha dato origine a queste straordinarie aurore. Straordinarie nel senso che sono fuori dall’ordinario, appunto.
Possiamo riassumere brevemente dicendo che conseguentemente all’attività dei potenti e complessi campi magnetici che fuoriescono dall’interno della stella, si sono generati degli improvvisi rilasci di energia elettromagnetica (dei brillamenti solari), seguiti dall’espulsione di parte della superficie solare (chiamate espulsioni di massa coronale).
Una doverosa precisazione che vorrei fare è che noi abitanti dell’emisfero nord del pianeta Terra prendiamo in considerazione solo l’aurora boreale, cioè quella che possiamo vedere; tutti gli accadimenti che saranno descritti hanno coinvolto in maniera direi speculare e contemporanea anche l’emisfero sud del nostro pianeta, generando analoghe aurore australi.
E’ il campo magnetico generato dal pianeta su cui viviamo che devia e incanala la maggior parte delle particelle energetiche che provengono dal Sole, dirigendole nei punti in cui questo converge/diverge: la zona polare Nord e Sud.
In due articoli precedentemente pubblicati su questo sito si è cercato di riassumere nella maniera il più possibile di facile comprensione quali sono i fenomeni principali della superficie solare e quanto tempo può passare dal momento in cui noi li rileviamo al momento in cui potrebbero coinvolgerci dal punto di vista planetario.
Perché l’aurora boreale di colore rosso è visibile anche dall’Italia
La prima caratteristica comune di tutti questi tre eventi recenti, quello di novembre 2023 e quelli di aprile e maggio 2024, è che non sono stati generati da una singola potente e diretta eruzione solare; in ognuno di questi singoli casi l’aurora rossa è stata originata dalla somma di grandi quantità di particelle solari espulse dalla superficie solare da eruzioni solari avvenute vicine nel tempo.
Ciò che è accaduto e che si è ripetuto in tutti e tre i casi è che l’ultima eruzione solare generata a distanza di poche ore o giorni da una sequenza di due, tre o più eruzioni solari, essendo stata più violenta e quindi veloce, durante il suo passaggio nello spazio ha in pratica inglobato le altre eruzioni solari precedenti sommando le particelle solari in viaggio. Queste hanno poi interagito con il campo magnetico terrestre in un unico grande impatto, o meglio nell’arco di poche ore.
Queste espulsioni di massa coronale essendo state generate dalla stessa regione attiva di macchie solari sulla superficie della nostra stella, avevano tutte la stessa traiettoria di impatto con il campo magnetico terrestre e, per questo motivo, se una delle ultime generate è più veloce si verifica questo fenomeno dell’ unione di diverse “ondate” di plasma solare.
La prima diretta conseguenza dell’arrivo di una quantità di particelle solari molto elevata è l’originarsi di aurore più intense e a quote più elevate rispetto a quelle generate dalla normale attività del vento solare.
Come dato di riferimento le aurore di colore verde sono quelle più comuni viste dalla superficie terrestre; questa colorazione viene prodotta quando le particelle cariche di energia si scontrano con le molecole di ossigeno (due atomi di ossigeno legati come O2) e atomi di azoto (N), ad altitudini comprese dai 100 ai 200 km circa.
Quindi la colorazione delle aurore è legata all’interazione con gli elementi che compongono l’atmosfera terrestre che le particelle solari in arrivo attraversano; dato che la presenza in atmosfera di queste è legata al loro peso molecolare (ossigeno molecolare O2 e azoto molecolare N2 più pesanti in basso, e ossigeno atomico O e azoto atomico N più in alto) ne consegue direttamente che il colore delle aurore cambia naturalmente in base alla quota a cui esse appaiono.
Infatti dalle altitudini che vanno dai 200 Km in su, la presenza di ossigeno in forma atomica (O) è il motivo per cui le aurore assumono il colore di rosso.
Andando a rivedere cosa accadde nei mesi scorsi, l’aurora rossa del 05 novembre 2023 fu originata da delle eruzioni solari non eccezionalmente potenti ma che complessivamente hanno dato luogo a una tempesta geomagnetica classe G3. Analogamente è accaduto per l’aurora rossa del 19 aprile 2023, in cui le espulsioni di massa coronale dal Sole hanno generato un’altra tempesta geomagnetica di classe G3.
Invece l’aurora rossa del 10-11 maggio 2024 è stata frutto di diverse eruzioni solari espulse dalla regione attiva AR3664. Le macchie solari derivate dall’intenso campo magnetico solare hanno raggiunto in quei giorni più o meno le stesse dimensioni del famoso evento di Carrington di settembre 1859 (che abbiamo cercato di raccontare in questo articolo).
Anche in questo caso l’ultima eruzione solare fu più violenta di quelle precedenti, sommando nel momento dell’impatto con il campo magnetico terrestre la maggior parte delle particelle solari in viaggio nello spazio in quelle ore. La tempesta geomagnetica che ne scaturì fu classificata di classe G5, il massimo in una scala da 1 a 5.
Quindi le aurore boreali sono visibili dall’Italia (e anche da altre parti del mondo a basse latitudini) quando sono originate da massicce quantità di particelle solari e di conseguenza particolarmente intense; possiamo vederle con colorazioni predominanti di rosso e delle sue sfumature, dato che la loro altezza si estende per svariate centinaia di chilometri nello spazio.
Dato che viviamo su un pianeta di forma più o meno sferica (un geoide), la naturale curvatura del pianeta ci rende (in parte) impossibile vedere le colorazioni più basse dell’aurora polare, come quella più comune di colore verde.
Con riferimento alla fotografia qui sopra pubblicata, sapendo che per le naturali interazioni tra gli elementi presenti in atmosfera (azoto e ossigeno in forma molecolare o atomica) e le particelle solari in arrivo (protoni ed elettroni) precedentemente descritte, l’aurora di colore verde si estende fino a 200 Km di altezza circa, un semplice confronto delle dimensioni delle diverse colorazioni ci può dare indicativamente il dato che l’aurora di colore rosso del 5 novembre 2023 ha avuto un’altezza di ben oltre gli 850 Km dalla superficie terrestre.
Come potete vedere dalla fotografia, in questo caso il limite superiore della colorazione rossa va oltre il campo inquadrato dalla macchina fotografica: non possiamo per questo motivo azzardare un’altezza massima.
Notizie e dati raccolti da
Andrea Macchiarini
04 giugno 2024
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