Utilizzo parole non mie ma che vengono da lontano: scienza senza coscienza.
Anzi molto probabilmente non è mancanza di coscienza. Ancora non conosciamo bene quali siano le vere ragioni che hanno spinto a pensare, pianificare e mettere in pratica un progetto così apparentemente senza rispetto per nessuno tranne che per i propri egoistici interessi. Forse informandoci sulla storia e sugli sviluppi del progetto Starlink, forse possiamo iniziare a intuirle.
Facciamo un passo indietro e analizziamo a grandi linee ciò che è dato sapere all’opinione pubblica, dato che l’azienda che costruisce e mette in opera il progetto non è solita rilasciare informazioni dettagliate tramite i suoi canali ufficiali.
Correva l’anno 2015 e nel mese di gennaio l’amministratore delegato Elon Musk dalla compagnia aerospaziale statunitense SpaceX, dichiarando che “…c’è ancora una significativa domanda insoddisfatta in tutto il mondo per le capacità a banda larga a basso costo…”, annuncia pubblicamente il progetto Starlink, con l’apertura della struttura di sviluppo satellitare SpaceX a Redmond, Washington. Il piano iniziale prevedeva la messa in orbita di una costellazione di satelliti di 4500 unità circa a una quota tra i 1100 e i 1300 Km di altezza.
Il satellite MicroSat iniziale, lanciato con la missione Tintin, aveva un peso di circa 400 Kg.
Nel marzo 2018, la Federal Communications Commission (FCC), una agenzia indipendente del governo degli Stati Uniti, ha concesso l’approvazione a SpaceX per il lancio di 1.425 satelliti iniziali, modello v1.0, però con l’obbligo di sottostare ad alcune condizioni iniziali, soprattutto in tema di “mitigazione dei detriti spaziali”. Questa è la situazione iniziale alla nascita del progetto Starlink: le autorizzazioni furono concesse e il progetto andò avanti.
Dal 2018 ad oggi, in circa 6 anni questo progetto ha “subìto” diversi aggiornamenti ed è cambiato in qualcosa di molto, molto diverso.
Attualmente il modello del satellite Starlink, cioè dimensioni, massa e caratteristiche tecniche, è cambiato: dalla v0.1 del 2018 si è passati ad una v0.9 e v1.0 del 2019, una v1.5 del 2021 a una v2.0 mini del 2023, che è la versione del satellite messa in orbita attualmente.
E’ già stata progettata la versione standard v2.0, ma non è ancora in uso per questioni inerenti alla messa in orbita visto il peso di ogni singolo satellite.
Maggio 2024: in cosa consiste attualmente la costellazione satellitare Starlink
Saltando tutti i passaggi di autorizzazione intermedi, tutte le richieste per l’ampliamento della costellazione Starlink e tutti gli upgrade avvenuti negli anni per ogni singolo lancio, andiamo a vedere a oggi in cosa consiste il progetto.
La versione v2.0 “mini” del satellite ha capacità molto più performanti della prima iniziale; il satellite ha due pannelli solari rispetto ai suoi predecessori che ne avevano solo 1 e le sue dimensioni sono aumentate: la larghezza pannelli solari esclusi è di circa 4,1 metri e peso è di circa 800 Kg a satellite. Fin qui sembrerebbe nulla di strano.
Secondo l’astronomo Jonathan McDowell, che sta tracciando privatamente i dati di questi satelliti e li rende pubblici sul suo sito internet, gli Starlink in orbita oggi, appartenenti a tutti i vari modelli lanciati dal 2015 in poi, ammontano a circa 5950: secondo i dati aggiornati alla data di stesura di questo articolo, i satelliti totali lanciati sono 6373, di cui 423 già deorbitati (o meglio ricaduti verso il suolo e disintegratisi per l’attrito con l’atmosfera) e 89 orbitanti ma non funzionanti.
A dicembre 2022 la FCC ha autorizzato l’azienda privata SpaceX a poter lanciare ulteriori 7500 satelliti di seconda generazione (v2.0), oltre a quelli già immessi in orbita precedentemente, per un totale autorizzato di 12 000 unità circa.
Peccato che l’azienda privata di Elon Musk aveva richiesto in questa fase di poter immettere in orbita ben 30 000 satelliti circa.
La follia del progetto “Starlink”
Stanno passando in sordina, forse per la purtroppo diffusa attitudine umana a non pensare in maniera critica sull’operato delle grandi aziende di successo, tre questioni che invece sono a mio avviso preoccupanti.
La prima è semplicemente che la vita media di un satellite Starlink è di soli 5 anni. Tecnicamente hanno carburante per circa 6,5 anni di operatività, ma il loro obbligo di dover essere autosufficienti per deorbitare in autonomia (e quindi di mantenere carburante necessario a questa ultima funzione) fa scendere la durata operativa media di uno Starlink a 5 anni circa.
Tenendo conto che mediamente dal 2020 fino ad oggi, ogni mese sono stati messi in orbita circa 60 satelliti, è logico pensare che dal 2025 ogni mese circa 60 satelliti rientreranno in atmosfera disintegrandosi.
Facendo un semplicissimo calcolo della quantità di materiale metallico e non che si disintegrerà periodicamente in orbita, moltiplicando 60 satelliti Starlink per 400 Kg medi delle versioni precedenti, avremo un totale di 24 000 kg di polveri e metalli pesanti che si spargeranno negli strati più alti dell’atmosfera. E questo solo dal 2025 fino al 2028, perché poi aumenteranno ad almeno 48 000 Kg ogni mese dato che i satelliti v2.0mini pesano il doppio di quelli precedenti.
Oggi assumiamo come normale e purtroppo è pratica diffusa accettare passivamente l’operato dissennato altrui senza protestare.
Già i primi campanelli di allarme stanno suonando: uno studio scientifico della fisica ricercatrice americana Sierra Solter-Hunt dell’Università dell’Islanda mette in guardia dai pericoli delle “mega-costellazioni” satellitari in crescita, come questa lanciata da SpaceX.
Vorrei ricordare che in questo articolo stiamo prendendo in esame solo la costellazione Starlink: ne esistono tante altre e l’orbita terrestre è stata utilizzata come territorio di conquista fin dal 1952.
La scienziata ha dichiarato: “Sono rimasta scioccata da tutto ciò che ho scoperto e dal fatto che nessuno abbia studiato questo fenomeno”, ha dichiarato Solter-Hunt a livescience.com. “Penso che sia davvero, davvero allarmante”.
Premesso che tutto questo non ha precedenti, cioè l’immissione in atmosfera a livello planetario (o localizzato, dipende dai piani di rientro degli Starlink da parte dell’azienda privata SpaceX) di tonnellate di metalli pesanti con cadenza mensile come minimo per anni, potremmo pensare che ci siano solo rischi per la salute e per l’ambiente. Ma non è così. Ci sono altri rischi potenziali che solo chi fa il ricercatore in particolari settori può prevedere. Nel suo studio, la ricercatrice Solter-Hunt suggerisce che i satelliti, cadendo sulla Terra, bruciando e diffondendo nell’alta atmosfera le polveri metalliche prodotte da queste disintegrazioni, potrebbero causare l’indebolimento nel tempo del campo magnetico del pianeta e potenzialmente distruggere parte dell’atmosfera. Invito i lettori a cercare ed approfondire le dichiarazioni di questa ricercatrice.
Inoltre le prospettive future prevedono un quadro ancora peggiore.
Il modello di Starlink v2.0 (non mini) avranno una lunghezza di 7,0 metri, una larghezza di 3.5 metri e una massa di circa 1200 kg. Un carico di questi satelliti è così pesante che l’azienda SpaceX dovrà cambiare razzo rispetto agli attuali per poterli immettere in orbita: ne dovrà utilizzare uno più potente come il vettore Starship.
Il piano dell’azienda SpaceX è di arrivare a ottenere l’autorizzazione per il lancio e la messa in orbita operativa di ulteriori 30 000 unità, per un totale di 42 000 satelliti.
Per avere un’idea visiva di cosa significhino 5950 satelliti orbitanti appartenenti solamente alla costellazione Starlink, potete cliccare al link sottostante. Ricordo che il piano aziendale di SpaceX è immettere in orbita sette volte la quantità di satelliti che vedrete nella rappresentazione 3D di tutti i satelliti ora in orbita.
https://heavens-above.com/Starlink.aspx
Una relazione fatta dall’European Space Agency (ESA) datata 12/06/2023, quindi di quasi un anno fa, riporta i seguenti dati relativi ai detriti spaziali presenti in orbita attorno al nostro pianeta:
- 11 500 satelliti interi ancora in orbita, funzionanti e non, lanciati dal 1957 ad oggi;
- 640 è il numero stimato di rotture, esplosioni, collisioni o eventi anomali orbitali;
- 36 500 detriti più grandi di 10 centimetri;
- 1 000 000 circa di detriti di dimensioni che vanno da 10 cm a 1 cm;
- 130 000 000 circa di detriti di dimensioni che vanno da 1cm a 1 mm;
- più di 11 500 tonnellate (11,5 milioni di Kg) è la massa complessiva di tutti gli oggetti spaziali attualmente in orbita.
Il progetto “Starshield”
La seconda questione che vorrei prendere in esame, ma solo come accenno in questo articolo, è l’aggravarsi delle tensioni internazionali dovute all’utilizzo militare della tecnologia Starlink.
Ed è tutto sotto la luce del Sole.
Brevemente lo “Scudo Spaziale” (Starshield in inglese) è un programma di SpaceX in collaborazione con il governo degli Stati Uniti d’America, composto da satelliti orbitali immessi nella bassa orbita terrestre e appositamente costruiti e progettati per fornire nuove capacità spaziali militari “dirompenti” agli Stati Uniti e ai governi alleati (NATO). Starshield è stato adattato dalla rete di comunicazione globale Starlink, ma porta funzionalità aggiuntive come il tracciamento degli obiettivi, la ricognizione ottica e radio, l’allarme missilistico precoce e la futura difesa missilistica contro i missili ipersonici.
Tutto questo in una solo concetto: guadagnare un vantaggio globale per la guerra.
Sono già alcuni anni che i paesi esteri non appartenenti al sempre più aggressivo blocco della NATO, come la Cina, hanno identificato i satelliti Starlink come un obiettivo militare, si stanno organizzando per attuare contromisure anche dovendo sostenere enormi costi tecnologici per poter combattere questa nuova guerra spaziale, che è praticamente già iniziata da qualche anno.
Molto brevemente vorrei accennare all’uso militare dei satelliti Starlink nel conflitto tra Ucraina e Russia. Questo esclusivamente per riflettere su quanto sia fondamentale la continuità del flusso di informazioni in luoghi isolati e in cui i canali di comunicazione tradizionali sono distrutti dalla guerra. In Ucraina l’accesso alla rete Starlink è stato richiesto per la prima volta durante la battaglia di Kiev all’inizio del 2022. La connessione Starlink è stata fornita gratuitamente per l’esercito ucraino e, dopo la sua attivazione, Starlink è stato utilizzato per effettuare operazioni militari in Ucraina ed è ancora in uso su tutte le linee del fronte alla fine del 2023. Starlink è in uso in numerose basi ucraine ed è stato chiamato “la spina dorsale essenziale della comunicazione” sui campi di battaglia ucraini.
Starlink e le tempeste geomagnetiche solari
La terza questione che vorrei portare all’attenzione di tutti è che l’attività solare potenzialmente è in grado sia di disattivare, sia di costringere ad una “caduta forzata” tutti satelliti orbitanti ad una bassa quota orbitale.
E’ già accaduto. Nel febbraio 2022, una tempesta solare ha causato il rientro in atmosfera, e quindi la distruzione, di un intero parco Starlink appena lanciato, composto da 47 satelliti.
Sul sito media.inaf.it il prof. Mauro Messerotti, fisico solare all’Inaf di Trieste, spiega in relazione a questo evento che “la compagnia SpaceX imputa a questo fenomeno (una tempesta solare) la perdita di 40 satelliti Starlink lanciati il 3 febbraio 2022 e perduti il giorno dopo, i cui GPS di bordo avevano misurato un aumento dell’attrito atmosferico superiore a quello che era stato misurato in lanci precedenti. A seguito dell’interazione con una CME (una espulsione di massa coronale da parte del Sole), Il 4 febbraio 2022 il campo geomagnetico è stato moderatamente perturbato in modo intermittente fino alla generazione di una tempesta geomagnetica di classe G1“.
“Tale sequenza di perturbazioni minori” continua il prof. Masserotti “ha evidentemente trasferito sufficiente energia alla termosfera (lo strato di atmosfera terrestre che si estende da 95 a 500 km di altezza) per determinarne l’espansione, facendo aumentare l’attrito, il che ha impedito ai satelliti Starlink di uscire dalla modalità sicura in cui erano stati posti per precauzione, in modo da fendere l’atmosfera di taglio, e riportarsi nella modalità operativa per raggiungere l’altezza nominale. Quindi sono rientrati nell’atmosfera bassa fino a distruggersi a causa dell’elevato attrito oppure a precipitare sulla superficie“.
Quindi è la stessa SpaceX che ci informa che i loro satelliti sono vulnerabili in duplice maniera alle attività legate alla nostra stella, il Sole.
Per chi non lo sapesse una tempesta geomagnetica classe G1 è la più debole in una scala che va da G1 a G5. Non possiamo ancora sapere quali effetti avrà una perturbazione geomagnetica classe G5 sulla costellazione di satelliti Starlink, per quanto riguarda l’espansione dell’altezza massima della termosfera del nostro pianeta. Questo semplicemente perchè dalla data di messa in orbita della maggior parte dei satelliti Starlink, dal 2021 in poi, non si è ancora verificato un evento del genere.
Ma forse stiamo proprio per scoprirlo perchè nel periodo 2024-2025 è atteso il picco massimo dell’attività solare del ciclo 25 (sono cicli undecennali) della nostra stella. Già il mese corrente, maggio 2024, è iniziato con due gruppi di macchie solari che in un intervallo temporale di circa due giorni hanno prodotto quattro potenti brillamenti solari classe X.
Inoltre è risaputa in ambito aerospaziale la vulnerabilità dei satelliti orbitanti alla grande quantità di energia trasportata da una espulsione di massa coronale proveniente dal Sole. Quindi una di queste ondate di plasma solare, in diretta rotta di collisione con il nostro pianeta, potrebbe essere la causa scatenante dell’immediato malfunzionamento o proprio della perdita definitiva di migliaia di satelliti in poche ore, viste le enormi quantità di essi presenti nello spazio e la loro relativamente bassa quota orbitale.
Inoltre la miniaturizzazione dei componenti dei satelliti per risparmiare peso e spazio per rendere più economico il loro lancio in orbita, li ha resi più vulnerabili alle improvvise emissioni di energia solare.
Nuovamente basta guardare ciò che è accaduti in passato.
Nel 1979 avvenne la distruzione della prima stazione spaziale americana Skylab: questo veicolo spaziale è rientrato prematuramente nell’atmosfera terrestre, disintegrandosi, a causa dell’attività solare più alta del previsto e quindi a causa dell’aumento dell’attrito con l’aria, dettato dalla dilatazione degli strati più alti dell’atmosfera.
Negli anni sucessivi, durante la grande tempesta geomagnetica nel marzo 1989, i satelliti per la navigazione appartenenti alla Marina Militare U.S.A. sono stati messi fuori servizio per una settimana per evitare danni agli stessi. Il Comando Spaziale U.S.A. dovette ricollocare in nuove orbite più elevate oltre 1000 satelliti interessati, e parliamo del 1989.
Sempre a causa dello stesso evento il satellite Solar Maximum Mission rientrò nell’atmosfera terrestre uscendo dalla sua orbita nel dicembre dello stesso anno.
Andrea Macchiarini
10 maggio 2024