Immagine in evidenza: cromolitografia realizzata nel 1908 di autore sconosciuto raffigurante un’aurora boreale. Osservare questa immagine aiuta a comprendere cosa hanno visto i testimoni che assistettero all’evento trattato in questo articolo: “…in tutto il cielo sembrava ondulare qualcosa come un campo di grano durante un forte vento”.
La mattina di giovedì 1º settembre 1859, l’astronomo inglese Richard Carrington era intento all’osservazione del Sole attraverso un telescopio, che ne proiettava l’immagine su uno schermo.
Alle ore 11:18 (orario che ritroviamo nei suoi appunti manoscritti) focalizzò la sua attenzione su un paio di luci accecanti apparse all’improvviso dentro una formazione di macchie solari che stava studiando: avevano una strana forma a fagiolo ed eguagliavano, se non superavano addirittura, la stessa luminosità della nostra stella.
Agitatissimo, comprendendo di essere testimone di un evento straordinario, corse a cercare qualcuno che avallasse la sua scoperta, ma inutilmente: quando ritornò, con sua grande sorpresa s’accorse che l’intensità di quelle luci si era alquanto affievolita fino a scomparire.
L’astronomo inglese fu testimone con i propri occhi della nascita della tempesta solare più potente di tutta l’epoca contemporanea, che colpì la Terra: dato che quest’ultimo fu tra i primissimi ad assistere e registrare questo fenomeno solare di rara potenza, ad oggi è chiamato l’evento di Carrington (o anche evento di Carrington-Hodgson). Anche l’astronomo inglese Richard Hodgson fu testimone di questo evento quel 1° settembre 1859.
In Italia fu osservato e studiato anche da Angelo Secchi dall’osservatorio del Collegio Romano. Durante le osservazioni solari eseguite in luce bianca con il telescopio rifrattore di Robert-Aglaé Cauchoix dal 25 agosto al 6 settembre 1859, Secchi registrò le caratteristiche delle molte strutture apparse in quel periodo sul disco solare e studiò in dettaglio il gruppo di macchie solari che aveva originato il brillamento.
Quella di Carrington è stata una delle prime osservazioni documentate di un brillamento solare, una violenta emissione di radiazioni elettromagnetiche, seguita in quel caso anche da una violenta eruzione di massa coronale (CME), una emissione massiccia e veloce di materia sottoforma di particelle dalla corona solare. Oggi la comunità scientifica classificherebbe questo brillamento sicuramente di classe X, molto probabilmente superiore a 10, 20 o magari di più nella scala di intensità.
Gli astronomi Carrington e Hodgson annotarono nei loro rispettivi diari il fenomeno, con l’intenzione di riportarlo alla successiva riunione della Royal Astronomical Society di Londra. Quello che all’epoca non potevano ancora sapere è che insieme all’esplosione di luce che avevano osservato, il Sole aveva espulso nello spazio anche una enorme quantità di plasma ad alta velocità: non fu la prima di quei giorni, ma molto probabilmente la più intensa.
La tempesta geomagnetica: i fenomeni atmosferici
Il giorno successivo all’evento, poco prima dell’alba di venerdì 2 settembre 1859, i veloci e intensi flussi di plasma solare entrarono in collisione con il campo magnetico terrestre dopo circa 17,6 ore dalla loro genesi; quando colpirono la Terra, l’enorme quantità di particelle in arrivo causarono una tempesta geomagnetica estrema, di livello superiore a quello che attualmente classificheremmo come classe G5.
I cieli nei pressi delle latitudini di Cuba, Bahamas, Giamaica, El Salvador e Hawaii si colorarono di rosso sangue a causa di intense e variopinte aurore. In pratica, in tutto l’emisfero del nostro pianeta in cui era notte erano visibili insolite aurore boreali e australi. La loro causa era da riportare a quelle luci che Carrington e Hodgson la mattina precedente aveva avuto la fortuna di poter osservare.
In quei giorni le aurore australi e boreali furono davvero intense e apparvero a latitudini insolite.
Le testimonianze dell’epoca riportano che poco dopo la mezzanotte, nella tarda estate del 1859, i campeggiatori delle Montagne Rocciose del Colorado si svegliarono con un’esposizione di luce aurorale “così luminosa che si poteva facilmente leggere la stampa comune”. Nel loro resoconto dell’evento, pubblicato sul Rocky Mountain News, i testimoni hanno raccontato che “alcuni insistevano che fosse luce del giorno e hanno iniziato a preparare la colazione“.
A migliaia di chilometri di distanza, la folla si radunò per le strade di San Francisco con gli occhi rivolti verso l’alto: “in tutto il cielo sembrava ondulare qualcosa come un campo di grano durante un forte vento; le acque della baia riflettevano le brillanti tonalità dell’aurora”, ha scritto un giornalista sul San Francisco Herald il 5 settembre 1859. “Niente poteva superare la grandezza e la bellezza della vista; l’effetto era quasi sconcertante ed è stato testimoniato da migliaia di persone con sentimenti misti di timore e gioia”.
L’evento celeste accaduto i primi di settembre del 1859 ha fatto di più che ispirare riflessioni poetiche, ha mandato temporaneamente in confusione gli uccelli canori che hanno iniziato a cinguettare nella notte.
Anche a Roma fu avvistata chiaramente l’aurora boreale: un evento raro, come riportato nel Giornale di Roma con riferimento alle intense attività solari di quei giorni.
La tempesta geomagnetica: i fenomeni a terra
Quasi immediatamente all’arrivo del flusso di plasma solare, i circa 200.000 chilometri di linee telegrafiche del pianeta, di cui circa 40.000 nei soli Stati Uniti d’America, ne rimasero coinvolti; a seguito di un’ondata di corrente elettrica spaziale abbastanza forte da sciogliere i cavi di questa infrastruttura, gran parte di esse smise di funzionare e si danneggiò o ne fu alterata. Il sistema di comunicazione del tempo cadde “così completamente sotto l’influenza dell’aurora boreale che era del tutto impossibile comunicare tra le stazioni telegrafiche”. “In una manciata di siti, le scintille generate dalla corrente anomala che scorreva fino a terra all’interno delle stazioni di trasmissione provocavano incendi“.
A causa della corrente geomagnetica indotta dal campo elettromagnetico, i sistemi telegrafici in tutta Europa e Nord America andarono in tilt, in alcuni casi dando ai loro operatori scosse elettriche. Alcuni piloni del telegrafo furono visti lanciare scintille. Altri operatori invece furono in grado di continuare a inviare e ricevere messaggi nonostante avessero scollegato gli alimentatori elettrici che fornivano energia alle linee.
Le lunghe linee telegrafiche che collegavano città distanti hanno raccolto le correnti elettriche generate nella ionosfera terrestre dall’evento e il risultato è stato che, essendo in rame, si sono letteralmente sciolte a causa dell’elevata temperatura generata dalle correnti indotte.
La tempesta geomagnetica del 1859: cosa accadrebbe oggi alla nostra civiltà globale
In quei primi giorni di settembre del 1859 l’energia elettrica era solo ai primi albori del diffuso utilizzo a livello globale che ne facciamo oggi. Considerando che i flussi di particelle emanati dal Sole riuscirono a sciogliere i fili in rame delle linee telegrafiche, se questo accadesse ai nostri giorni le ricadute, a livello soprattutto sociale, non sarebbe possibile calcolarle e prevederle con precisione.
Visto il largo utilizzo di tecnologie basate sull’energia elettrica a livello planetario, come i satelliti (o meglio le costellazioni di satelliti) per le telecomunicazioni globali e come le reti primarie e capillari per la distribuzione di energia elettrica dalle centrali di produzione ai centri urbani o industriali che la utilizzano, una mancanza forzata e improvvisa di energia elettrica sarebbe a dir poco disastrosa.
Senza entrare nel merito delle stime dei miliardi e miliardi e miliardi di dollari di danno, basta utilizzare un semplice ragionamento logico per ipotizzare gli effetti causati da un’intensa tempesta geomagnetica come quella che accadde nel 1859.
Ipotizzando che la crisi elettrica duri solo una manciata di giorni, magari un mese, andremo ad analizzare cosa accadrebbe alle popolazioni di tutto il globo. Secondo il fisico solare Mauro Messerotti, dell’Osservatorio di Trieste dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e università di Trieste è probabile che il recupero completo da eventi solari del genere richieda addirittura anni.
Nei primi giorni, oltre la già spiazzante assenza totale di comunicazioni telefoniche e internet, non potrebbero essere utilizzati forni per la cottura dei cibi, caldaie per il riscaldamento dell’acqua, condizionatori o climatizzatori per il raffreddamento dell’aria, pompe per l’approvvigionamento idrico, autoveicoli a motore termico né tantomeno a motore elettrico. Lascio per ultimo il fatto che le banche, i bancomat o l’home banking perderebbero completamente significato di fronte a quanto accadrebbe.
Tutte le catene produttive più importanti, in primis quella che produce cibo, si fermerebbero. Il carburante che muove i camion inizialmente non potrà essere riversato nei serbatoi di questi perché le pompe di carburante sono elettriche. I supermercati rimarrebbero con gli scaffali vuoti sicuramente per giorni.
Un esempio terribile da prendere in considerazione è di pensare a tutte le persone che nelle città, grandi e non, rimarrebbero intrappolate all’interno degli ascensori, in attesa di essere salvate da soccorsi che non possono essere chiamati telefonicamente.
Solo una completa collaborazione internazionale tra tutti gli stati del mondo potrebbe far superare una emergenza senza precedenti come questa. Senza precedenti perchè finora nessuna delle fortissime tempeste geomagnetiche accadute in passato (parleremo più avanti degli eventi di Miyake) si sono verificate in questa fase contemporanea di sviluppo tecnologico globale della nostra civiltà. Sarebbero necessari soccorsi alle popolazioni maggiormente colpite con generatori elettrici, acqua, cibo e carburante: soccorsi immediati.
Una considerazione che sento fortemente il dovere di esporre è che l’umanità terrestre dovrebbe investire una parte considerevole delle proprie risorse umane, economiche, naturali per prepararsi e rafforzarsi di fronte a questi scenari assolutamente non ipotetici: sono già accaduti diverse volte in passato e sicuramente riaccadranno.
Invece secondo recenti stime l’unica spesa globale in cui sembra che tutti gli stati mondiali siano in armonia è purtroppo quella militare: nel solo anno 2023 la spesa mondiale per gli armamenti è stata stimata nella cifra record di 2240 000 000 000 di dollari, 2240 miliardi annui ed è in continua crescita.
Gli sforzi sono tesi alla guerra e alla destabilizzazione societaria globale invece che alla prevenzione e al rafforzamento delle infrastrutture chiave civili: raccoglieremo inevitabilmente ciò che è stato seminato.
Tornando ai danni alle infrastrutture elettriche causati da un enorme accumulo di energia proveniente dallo spazio, è chiaro che senza energia non si possono nemmeno produrre e ricostruire i componenti fusi o danneggiati delle linee o centrali elettriche. È per questo motivo che solo uno sforzo collettivo internazionale potrebbe mitigare le ora incalcolabili difficoltà che le popolazioni mondiali andrebbero ad affrontare.
Andrea Macchiarini
28 Febbraio 2024