La strategia attuale delle Nazioni Unite da un lato prevede la creazione in laboratorio di virus ad hoc per dar vita a nuove pandemie, dall’altro una gestione autoritaria delle emergenze che limiterà le nostre libertà determinando il controllo totale delle nostre vite.
A chi obietta che le ricerche condotte nei biolaboratori sui nuovi virus sono indispensabili per evitare future pandemie e che la presenza di una task force è necessaria per una reazione veloce, il Professor Joseph Tritto, uno dei massimi esperti di biolaboratori e nano tecnologie, spiega: “Quando i biolaboratori passano al livello 4, l’ingerenza del mondo militare è immediata ed automatica e funzionano anche come ricerca di tipo difensivo e offensivo a livello militare. Su questo non c’è nessun dubbio”.
La creazione di nuovi virus ingegnerizzati, non naturali e controllabili, ma sfuggenti alle reti del sistema sanitario, come quelli che provengono dai biolaboratori sperimentali, innescherebbe strategicamente il meccanismo necessario per la dichiarazione di una “emergenza pandemica”.
Le armi di cui si doterà allora il “sistema sanitario globale” saranno la perdita di controllo dei sistemi sanitari nazionali e il green pass, la cui naturale evoluzione è rappresentata dall’identità digitale: l’innesco di questa arma sarà il virus e il luogo in cui si produrrà l’innesco saranno proprio i laboratori di zooprofilassi sperimentale.
Avere nel nostro territorio laboratori militari che sperimentano armi batteriologiche e sono al contempo sottratti a qualsiasi controllo del nostro Stato è qualcosa che non ci viene detto e che può provocare conseguenze pericolosissime e gravissime alla nostra salute.
La questione dei biolaboratori ha reso evidente che gli esperimenti biologici sono parte integrante dei conflitti in corso, dove alle armi convenzionali si affiancano sempre di più quelle ibride: è sempre più chiaro che coloro che ci “proteggono” da certe minacce sono proprio quelli che le creano.
Il Professor Tritto è inoltre molto dubbioso sulla sicurezza dei biolaboratori, in particolare afferma: “Avere un laboratorio di livello 3 o 4 in un ambiente densamente popolato è un rischio altissimo, è poco controllabile”.
Non dimentichiamo che l’Italia è inoltre un paese ad alto rischio sismico e anche questo non aiuta affatto la sicurezza dei biolaboratori.
L’opposizione ai nuovi biolaboratori è una doverosa e indispensabile forma di autodifesa collettiva e un’occasione fondamentale per attaccare la guerra e l’ingegneria genetica nel luogo esatto del loro intreccio.
Loredana
Immagine in evidenza: fotografia by Fred Marie/Art In All Of Us/Corbis via Getty Images
Articoli correlati:
– “One Health”: la salute è “global”
– Il Trattato pandemico dell’OMS
– “Inclusività” ed “equità” per paesi poveri diventano “DEBITO”
– Il Biopotere
– I finanziatori dell’OMS
– I biolaboratori in Italia
– Biolaboratori in Italia e PNRR