Dopo l’invasione russa dell’Ucraina e l’inizio del conflitto, la rete di biolaboratori presenti sul territorio ucraino necessitava di una nuova location. Gli statunitensi più raziocinanti hanno pensato di spostare questa rete altrove e, in barba a qualsiasi norma europea, l’Italia è stata individuata come luogo ideale per ospitare una rete di biolaboratori e fare del nostro Paese una nuova Ucraina e una nuova Wuhan.
Sembra che quella di costruire biolaboratori in Italia sia una tendenza in rialzo, finanziata in parte anche grazie ai soldi del PNRR europeo, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per la cui realizzazione Mario Draghi, nel 2021, scelse il gigante mondiale della consulenza “McKinsey”.
Per la ridicola cifra di 25.000 euro, questo fu il costo dell’ingaggio, la prestigiosa società di consulenza privata americana si è garantita la possibilità di mettere naso e zampino sui 209 miliardi del Recovery Plan e inevitabilmente di “collaborare” alle future scelte politiche italiane.
Una vera e propria minaccia incombe sulla nostra penisola: secondo i programmi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) verranno creati 22 biolaboratori nel nostro paese, praticamente uno per regione, e a gestirli sarà l’OMS, che nel frattempo sta aumentando la sua ingerenza sui piani sanitari delle singole nazioni al fine di un controllo globale della salute.
Grazie agli investimenti dello Stato il laboratorio Icgeb di Trieste, di livello 3, passerà presto al livello 4. Come racconta l’addetta alle comunicazioni del centro di Trieste al programma televisivo di Mario Giordano, Fuori dal coro: “Siamo finanziati dal ministero degli affari esteri, ma riceviamo anche finanziamenti internazionali. Abbiamo un progetto con la “Fondazione Bill and Melinda Gates” nella diagnostica.”
A Pesaro è in cantiere la costruzione di un biolaboratorio con livello di sicurezza pari a 3, un gradino sotto a quello massimo, il 4.
Una volta che questi biolaboratori saranno realizzati in Italia, cosa accadrà se uno di loro esploderà o verrà danneggiato? Cosa rappresenterebbe questo per l’intera umanità dopo quello che abbiamo passato con la pandemia COVID 19?
Immunità diplomatica dei biolaboratori
È importante sapere che i biolaboratori di livello 3 e 4, come quelli che si vorrebbero creare a breve nel nostro Paese, controllati delle Nazioni Unite e dall’OMS, godono di una totale immunità diplomatica: una volta realizzati la magistratura italiana non avrebbe nessuna voce in capitolo in merito alle attività che in quei “centri di ricerca” si svolgono. Non sarà quindi possibile perseguire gli scienziati che lavoreranno a qualsivoglia ricerca che nei biolaboratori sarà fatta, anche se dovesse trattarsi dello studio di armi batteriologiche. Saranno le nazioni a giudicare loro stesse ed è chiaro che le Nazioni Unite non condanneranno mai gli Stati Uniti.
Il fatto che l’ONU abbia il controllo su questi laboratori, non è in alcun modo un fatto tranquillizzante, poiché questo garantisce semplicemente che le ricerche sviluppate sono condivise tra diversi paesi, ma nel momento in cui questi biolaboratori cominciassero a condurre ricerche spaventosamente rischiose per la popolazione, allora nessuno avrebbe l’autorità per impedire che questo avvenga, tanto meno le Nazioni Unite, poiché ci sarà sempre un paese che potrà opporsi con il veto, come succede per la maggioranza delle risoluzioni ONU.
Loredana
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