I biolaboratori in Italia
Pubblicato il 25 Maggio 2023
Pubblicato il 25 Maggio 2023

Lo scrittore e giornalista d’inchiesta Franco Fracassi affronta il delicato tema dei biolaboratori e della loro profonda connessione con il progetto dell’OMS “One Health”. 

Nell’intervista rilasciata al sito “ComeDonChisciotte” Fracassi ci rivela una serie di informazioni importanti per comprendere gli attuali scenari geopolitici.

In Ucraina, come in tutti i paesi dell’ex Unione Sovietica, si trovavano moltissimi biolaboratori. L’Unione Sovietica era il paese più avanti al mondo nella ricerca biologica e quando questa fu sciolta i paesi nati sulle sue ceneri si ritrovarono nel proprio territorio molti biolaboratori militari. 

L’Ucraina, un paese con enormi difficoltà economiche, possedeva oltre 30 biolaboratori: gli Stati Uniti le hanno offerto 2 miliardi di dollari per acquistarli. Gli USA hanno acquisito una rete di biolaboratori preesistente molto efficiente, addirittura più all’avanguardia delle loro, con scienziati eccellenti e all’interno anche le fialette di molti nuovi virus. 

Un ulteriore vantaggio per gli Stati Uniti è stato il fatto che gli ucraini sono una popolazione europea. Quando si sperimentano i virus essi non hanno lo stesso effetto nei confronti di qualsiasi tipo di popolazione: avere un paese europeo a disposizione per poter sperimentare il futuro è ideale e gli ucraini sono state cavie perfette.

I biolaboratori militari installati dall’Esercito statunitense in Ucraina ufficialmente sono almeno 13, come è stata costretta ad ammettere Victoria Nuland, attuale Sottosegretario di Stato dell’amministrazione Biden, nonché inviata speciale degli Usa nel 2014 a Kiev, per organizzare il ‘golpe bianco’ di piazza Maidan

La Nuland ebbe un altro incarico altrettanto speciale, quello di coordinare la nascita di nuovi biolaboratori e di sviluppare ulteriormente quelli già esistenti, al punto che oggi il numero ‘reale’ dei biolaboratori ucraini supera lo stratosferico tetto delle 40 strutture. Tante piccole Wuhan in cui vengono condotti esperimenti più che ‘borderline’, addirittura su cavie inconsapevoli, i cittadini ucraini.

I Biolab militari americani trasferiti in Italia nel silenzio generale

La scrittrice e ricercatrice indipendente Laura Ru, per la testata L’Antidiplomatico, scrive: “Se consideriamo il caso dei biolaboratori presenti in Ucraina, notiamo immediatamente che l’orientamento del lavoro svolto dal Pentagono e dai suoi partner non corrisponde alle emergenze epidemiologiche esistenti nel paese (morbillo, rosolia, tubercolosi, AIDS), poiché in questi laboratori si studiano colera, tularemia, peste, febbre Congo-Crimea, Hantavirus”.

Il segreto che avvolge i biolaboratori americani permette di trasferirli, nel silenzio generale, anche in paesi come l’Italia. Nel dicembre 2019, ad esempio, era iniziato il complesso trasloco, della durata di oltre dieci mesi, di uno dei principali centri di ricerca delle forze armate USA (NAMRU-3) dal Cairo, in Egitto, alla base aerea siciliana di Sigonella. Si tratta di un’unità, tra le maggiori del suo genere, che ha il compito di ‘studiare, monitorare ed individuare minacce sanitarie emergenti e riemergenti di importanza militare e pubblica, nonché sviluppare strategie mirate a mitigare queste minacce’”.

L’importanza e le dimensioni di questa struttura, pur se situata in una base militare fuori dalla giurisdizione italiana, avrebbero imposto al governo di informare i cittadini, ma tutto ciò non è avvenuto. Non dimentichiamo che questo trasferimento ha avuto luogo nel 2020 in piena ‘emergenza Covid’: risulta quindi oltremodo sospetto che non sia stata colta l’occasione per parlare di questo laboratorio se, sulla carta, aveva come obiettivo proprio lo studio delle minacce sanitarie”.

E il nostro governo, di fronte a fatti così gravi, sta zitto e muto. I politici di casa nostra non hanno chiesto agli americani neanche lo straccio di una spiegazione

Loredana

immagine in evidenza: visionetv.it

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