New World Order (NWO), globalismo, Great Reset e teorie del complotto sono diventati temi molto popolari nel dibattito politico e sociale degli ultimi anni.
Al di là delle confusioni generate dalla cultura del web, dove può accadere che la disinformazione accosti notizie verificate a illazioni indimostrabili, il Nuovo Ordine Mondiale è un argomento molto serio e che merita di essere indagato.
Sempre più politici, ministri, capi di Stato e pontefici negli ultimi decenni hanno parlato pubblicamente dell’esigenza di costituire un “Nuovo Ordine Mondiale”.
«Che vi piaccia o no, avremo un governo mondiale, o con il consenso o con la forza».
(James Warburg, banchiere, alla Commissione Esteri del Senato USA, 17 febbraio del 1950).
«Non si tratta soltanto di una piccola nazione, ma di una grande idea: un Nuovo Ordine Mondiale, nel quale nazioni diverse l’una dall’altra si uniscono in un impegno comune per raggiungere un traguardo universale dell’umanità: pace e sicurezza, libertà e Stato di diritto».
(George H.W. Bush, 29 gennaio 1991, discorso davanti al Congresso).
«Siamo davanti a una grave crisi globale che richiede forti risposte globali».
(George W. Bush, 11 ottobre 2008).
«Alcuni, ritenendo che facciamo parte di una setta segreta che manovra contro gli interessi degli Stati Uniti, definiscono me e la mia famiglia “internazionalisti”, e ci accusano di cospirare con altri nel mondo per costruire una più integrata struttura politico-economica globale, un nuovo mondo, se volete. Se questa è l’accusa, mi dichiaro colpevole e sono orgoglioso di esserlo».
(David Rockefeller, Memorie).
«C’è sintonia, tra me e Benedetto XVI, nel sostenere un Nuovo Ordine Mondiale».
(Giorgio Napolitano, 31 dicembre 2006).
Henry Kissinger, ex Segretario di Stato americano, nel 2014 ha dato al suo libro l’altisonante titolo di World Order e recentemente, sulle pagine del Wall Street Journal, si è espresso a favore di un ‘nuovo ordine mondiale post Covid-19’.
Che i grandi cambiamenti sociali e culturali che l’umanità affronta da decenni non siano né spontanei, né casuali, ma sapientemente fabbricati dai ‘poteri forti’, è una considerazione che approfondendo l’analisi storica del fenomeno risulta in maniera incontrovertibile.
È chiaro che alla base delle società contemporanee, per plagiare le menti e ottenere il consenso, vi sia l’utilizzo costante e scientifico di tecniche sempre più sofisticate e raffinate di manipolazione.
Il controllo si presenta sotto forma di mode e tendenze culturali solo apparentemente spontanee, al contrario molto abilmente e progressivamente incanalate nel circuito dei media e dell’opinione pubblica al punto che, con precisione ingegneristica, gli architetti del mondialismo grazie ad esse plasmano la mentalità e il pensiero delle masse.
«Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato» scriveva profeticamente George Orwell in 1984.
Tappe cruciali che hanno segnato un profondo cambiamento nelle nostre vite e l’inizio degli effetti tangibili dell’ideologia mondialista si sono verificate nel 1989, anno in cui assistiamo alla caduta del muro di Berlino, alla fine dell’URSS e all’inizio del processo di globalizzazione e nel 2001, con l’attacco alle torri gemelle, l’inizio della strategia della guerra preventiva inaugurata da George W. Bush e l’entrata in vigore dell’euro.
Negli ultimi decenni la sensazione palpabile che la fine della nostra civiltà possa coincidere con l’instaurazione di un governo globale di stampo totalitario si è trasmessa a gran parte della popolazione mondiale. Le catastrofi naturali, le pandemie, le crisi economiche e il disincanto nei confronti della politica hanno insinuato nelle masse il ragionevole sospetto che qualcosa di tremendamente drammatico stia per accadere.
Prova ne sono i numerosi romanzi e film apocalittici che, facendo proprie le preoccupazioni del grande pubblico per il futuro, si sono riappropriati dell’estetica e del linguaggio letterario del genere fantapolitico, che ha avuto i suoi massimi rappresentanti nel Novecento in opere come Il Tallone di ferro di Jack London, Mondo Nuovo di Aldous Huxley, Qui non può accadere di John Sinclair Lewis, 1984 di George Orwell, La Svastica sul Sole di Philip Dick, Farheneit 451 di Ray Bradbury.
La narrativa ha coltivato il genere della distopia inventando sempre nuovi scenari ambientati in un futuro prossimo in cui le regole della democrazia si sono infrante contro lo scoglio dei totalitarismi. Dai classici al genere cyberpunk, racconti e romanzi narrano di società in cui le masse sono imbrigliate, manipolate e controllate da un governo di pochi. Realtà distopiche e indesiderabili che ritroviamo anche in film come Equilibrium, Matrix, I figli degli uomini, Babylon AD, The Road, Timeline, Hunger Games.