Il Britannia, la svendita dell’Italia e Mario Draghi
Pubblicato il 24 Agosto 2022
Pubblicato il 24 Agosto 2022

Per inquadrare chi è concretamente Mario Draghi e a quale ambiente finanziario e politico fa rifermento, non possiamo non parlare dell’incontro avvenuto nel porto di Civitavecchia a bordo del panfilo della regina Elisabetta “Britannia”, il 2 giugno 1992, a pochi giorni dal tragico assassinio del giudice Giovanni Falcone, in cui persero la vita anche la moglie Francesca Morvillo e tre agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Su quel panfilo si svolse un incontro decisivo e dalle conseguenze molto profonde per il futuro del Paese.

Si scrisse che Draghi, allora Direttore Generale del Ministero del Tesoro, venne  scelto per essere l’organizzatore di un incontro  tra i massimi dirigenti dell’imprenditoria di stato italiana, i massimi dirigenti della politica italiana e molti amministratori delegati di grandi banche e grandi società finanziarie.

A bordo del Britannia troviamo alcuni dei  più illustri esponenti del mondo finanziario e bancario inglese: dai rappresentanti della BZW, la ditta di brockeraggio della Barclay’s, a quelli della Baring & Co. e della S.G. Warburg. A fare gli onori di casa fu la stessa regina Elisabetta II d’Inghilterra. Questi personaggi si trovavano a bordo del panfilo per ricevere alcuni degli esponenti di maggior conto del mondo imprenditoriale e bancario italiano: rappresentanti dell’ENI, dell’AGIP, Riccardo Gallo dell’IRI, Giovanni Bazoli dell’Ambroveneto, Antonio Pedone della Crediop, alti funzionari della Banca Commerciale e delle Generali, ed altri della Società Autostrade.

Si trattava di discutere i preparativi per liquidare e cedere a interessi privati multinazionali alcuni dei patrimoni industriali e bancari più prestigiosi del nostro paese. Draghi avrebbe detto agli ospiti inglesi: “Stiamo per passare dalle parole ai fatti”.

È stato un incontro in cui si è sostanzialmente decisa la linea da seguire nel futuro dell’Italia. Nel 1992 era appena partita, non solo in Italia ma in tutto il mondo, l’offensiva neoliberista per trasformare la società. L’Italia all’epoca era uno dei paesi più atipici nel suo capitalismo, che è stato messo sotto i fari del neoliberismo. L’Italia aveva la settima più grande multinazionale del mondo, che era un’impresa pubblica, l’Iri. Il nostro paese aveva un impianto di gestione del pubblico diffusissima, addirittura industrie pubbliche erano quelle che producevano pomodori, producevano automobili e così via, una cosa quasi da paese socialista, un capitalismo molto socialisteggiante e andava smantellato.

Draghi fu la persona incaricata.

In seguito a questa riunione Draghi viene nominato Presidente del Comitato Privatizzazioni. In questa riunione si decideva sostanzialmente di smantellare l’apparato di stato italiano, dell’impresa pubblica italiana: vennero privatizzate le banche, venne smantellato l’IRI, venne smantellato l’Efim, per quanto possibile venne anche smantellato l’Eni, che sono le tre grandi multinazionali stato. La sanità viene trasformata in qualcosa che doveva dare profitto, le Usl vennero nel contempo trasformate in ASL, quindi in aziende; le scuole col tempo divennero soggetti che dovevano generare quantomeno profitto … eccetera eccetera. Venne in pratica cambiata la filosofia della struttura della società e questo venne discusso su quel panfilo di proprietà della corona britannica durante quella giornata di crociera.

Nel decennio successivo vengono privatizzate Autostrade, Autogrill, Telecom, Eni, Enel, Credito Italiano, Bnl, Comit, Banco di Roma, Imi, Finmeccanica, Fiat e via di seguito.

Queste decisioni politiche scuotono le fondamenta dell’ordine socio economico del nostro paese e riscrivono i confini tra pubblico e privato, dando vita ad un ampio processo di deregolamentazione. Fu poi affidato ai mass media e al nuovo governo Amato, il compito di trovare gli argomenti, di parlare dell’urgente necessità di privatizzare per ridurre l’enorme deficit del bilancio. Al grande pubblico, sia il governo che i mass media, hanno risparmiato la semplice verità, cioè che il “primo mobile” dietro tutto il dibattito sulle privatizzazioni è costituito dalle grandi case bancarie londinesi e newyorkesi. L’obiettivo è semplicemente quello di prendere il controllo di ogni aspetto della vita economica italiana sfruttando le numerose scuse di ingovernabilità, corruzione, partitocrazia, inefficienza, ecc.

Dal 2002 al 2005 Draghi è stato vicepresidente della Goldman Sachs con il compito di guidare le strategie europee dell’istituto da Londra.

La stessa Goldman Sachs che nel 1999 si era resa protagonista del trucco dei conti della Grecia per poterla far entrare nell’euro e insieme alla Deutsche Bank della svendita massiccia dei titoli di stato italiani, che ha poi provocato un crollo del prezzo dei titoli, mentre i tassi di interesse sono schizzati alle stelle.

Questa situazione ha provocato un drastico aumento del cosiddetto spread e si è creato il panico sui mercati finanziari fomentato anche dai principali mezzi di informazione italiani che invocavano l’arrivo di Mario Monti al governo, come poi effettivamente è avvenuto.

Mario Draghi in quel momento ha avuto un ruolo determinante. Il 5 agosto 2011 infatti l’ex presidente della BCE faceva pervenire al governo italiano una lettera firmata anche da Jean Claude Trichet, la famosa  ‘lettera Trichet-Draghi’, conosciuta anche come lettera della BCE all’Italia. Una corrispondenza riservata con cui i vertici della Banca Centrale Europea indirizzarono al Governo italiano, sotto forma di consigli, dei veri e propri indirizzi di politica economica, diktat che non sono stati applicati dal governo Berlusconi, ma sono poi stati eseguiti puntualmente dal senatore a vita Mario Monti arrivato al governo italiano nel novembre del 2011.

Le richieste furono volte a condizionare il sostegno europeo all’Italia a drastiche misure di risanamento economico.

All’epoca il consiglio direttivo della BCE ritenne che fosse necessaria un’azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli investitori. In aggiunta veniva chiesto al governo italiano di rispettare gli impegni per ottenere condizioni di bilancio sostenibile e le riforme strutturali, di realizzare una piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali attraverso privatizzazioni su larga scala oltre a riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende.

Il governo aveva l’esigenza di assumere misure immediate per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche, per il raggiungimento di un pareggio di bilancio nel 2013, e questo principalmente attuando tagli di spesa. Inoltre si è reso necessario intervenire nel sistema pensionistico rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità così ottenendo dei risparmi già nel 2012 e se necessario riducendo gli stipendi.

Questi e altri diktat li applicherà Mario Monti con il suo governo tecnico instauratosi nel 2011. Mario Monti che come Mario Draghi ha lavorato per l’istituto Goldman Sachs nella carica di international advisor dal 2005 al 2011.

Ricordiamo che è attraverso la speculazione sui titoli di stato da parte di Goldman Sachs e Deutsche Bank, il cosiddetto ‘golpe bianco’, che si è fatto arrivare Mario Monti al governo tecnico italiano, in modo che potesse portare avanti una precisa agenda.

Loredana

(immagine in evidenza realizzata da Ben Salter – it.wikipedia.org)

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