Discorsi del Soffio Luminoso (settimo, ottavo e nono discorso)
Pubblicato il 30 Luglio 2020
Pubblicato il 30 Luglio 2020

DAL CIELO ALLA TERRA

HO SCRITTO IL 24 LUGLIO 2020:I DISCORSI DEL SOFFIO LUMINOSO MI RICORDANO LE ESPRESSIONI SOLARI CHE IL GRANDE ERMETE TRISMEGISTO RICEVEVA DALLA COSCIENZA COSMICA DI POIMANDRES.
OGGI UN SUO ALLIEVO, MARCO MARSILI, CANTA CON LE MELODIE LETTERARIE QUELLE ARMONIE SOLARI, INDIMENTICABILI, ETERNE.
LEGGETE!
IN FEDE!
G.B. PIANETA TERRA
24 Luglio 2020


TERZA PARTE

Nono Discorso

Uno per tutti, tutti per Uno

L’unione è il destino comune delle creature.

Dall’embrione alle galassie, ogni creatura è un accordo, una voce della grande Armonia. Vi sono voci inudibili e voci tonanti, voci lievi e voci grevi, voci minori e voci maggiori, voci periferiche che paiono insignificanti e voci cardinali che regnano possenti.

L’insieme di tutte le voci dà vita alla eufonia universale governata dalla sapienza del Direttore cosmico, Colui che conosce tutti gli accordi scaturiti dalla sua volontà.

Tuttavia, il pianeta chiamato “Terra”, teatro di dure esperienze, antico palcoscenico ove s’alterna il battere e il levare dell’umano genere e dei regni gregari, diffonde nell’universo una canzone stonata. Una lugubre cacofonia corrompe la grande Armonia: l’umanità che orienta le voci delle terrene cose ha violato l’intesa con il Direttore dell’orchestra cosmica. Per questa ragione i messaggeri della Quiete polifonica giungono sulla Terra, araldi di Colui che suscita il pentagramma sociale.

Definiamo “Quiete polifonica” la sinfonia generata dall’unione consonante delle voci. Questa unione non è statica, ma dinamica. Benché si dica “Quiete”, non è fissa come il cristallo che, pur irradiando i colori dell’iride, è menomato dall’immobilità. È “Quiete” poiché la molteplicità delle sue voci, solvendosi e coagulandosi e così via nei mutamenti del Divenire, giunge infine ad identificarsi nel Movente orchestrale e trova nella vivente cantorìa la pace dell’unione musicale.

La Quiete polifonica è simile a una fiamma adamantina che sprigiona i raggi canori di tutte le voci policrome che partecipano al suo concerto. Mossa dal Direttore, illumina variamente i diversi sguardi che interrogano la sua luce di verità, attirandoli a sé poiché vuol essere conosciuta.
Essendo fiamma, in virtù delle molte faville vocali che alimentano il suo fuoco, la Quiete polifonica riluce dilatando e contraendo il suo splendore modulato a seconda dello sguardo cui si volge.La fiamma dell’unione soddisfa gli sguardi di tutti i sinceri cercatori di verità, mentre il Direttore orchestrale chiama tutti per nome e invita gli audaci a percorrere la via che Egli rischiara, affinché prendano parte alla grande Armonia.

Questo gioco di corrispondenze tra l’umano e il Divino ha inizio quando il cercatore di verità s’incammina eroicamente sulla via dell’Armonia, ovvero la via dell’altruismo, meglio se in compagnia d’altri coraggiosi, perciocché la fiamma cangiante della Quiete polifonica simboleggia l’unisono corale dell’unanime anèlito all’unione.

I rari valorosi che vivono sul pentagramma del pianeta chiamato “Terra”, oggi più che mai debbono unirsi nel cantico ispirato da Colui che governa i movimenti della musica; così, intonandosi alla luce iridescente della sua fiamma melodiosa, essi, con l’aiuto dei Messaggeri della Quiete polifonica, sapranno comporre nuove partiture per armonizzare il pentagramma sociale, e l’impeto radioso di questi eroi prevarrà sulla cacofonia del mondo, perciocché la Quiete polifonica risolve la tensione degli accordi.

In Fede,

Marco Marsili

26 Luglio 2020. Ore 4.15


SECONDA PARTE

Ottavo Discorso

La creatività (“poiesis”), fonte e officina del Libero Pensiero, è il non-luogo situato alle sorgenti della multiforme realtà dell’esistenza, dove l’uomo attinge e dilata le forze geniali del suo animo.

La creatività proietta l’uomo dall’immanente al trascendente. A bordo del suo eroico naviglio mentale, egli percorre le onde labirintiche e le acque aperte delle percezioni sensibili e delle immagini sovrasensibili, sospinto dal vento degli anèliti e illuminato dal faro delle idee, sino a raggiungere le spiagge dorate dell’intuizione, all’etereo balenìo aurorale dell’ineffabile raggio intellettuale.

La creatività, questa filosofia dell’esperienza, questo baricentro della contemplazione attiva, svela all’uomo gli archetipi che presiedono l’esistenza.

L’incessante divenire dell’Istante che eternamente scorre, disegna la cangiante tessitura dello Spaziotempo, il quale, generando luci ed ombre concepite dalla Volontà Divina e regolate dalla Divina Provvidenza, si immola all’estasi dell’Unità Cosciente.

Ovvero lo Spaziotempo s’eterna nell’uomo allorché l’uomo scopre se stesso contemplando l’opera ove il sensibile e il sovrasensibile cantano in coro il senso della vita, per rivelare le energie edificatrici della Ragione Cosmica, che motiva, suscita e governa la poliedrica e policentrica danza dell’evoluzione universale.

Questo è l’inesauribile giuoco magico dell’Intelligenza, la quale -madre e figlia di se stessa- per mezzo della creatività cerca e trova la comunione della propria molteplicità nel fatale specchio della Conoscenza.

Così l’Intelligenza trascende il diaframma dell’identità nella sublimazione che unifica tutte le sue espressioni esistenziali.

Ecco il grande potere della creatività, donde lo sguardo ultraterreno dello spirito vede sorgere e risorgere l’eterno impulso dell’infinita Libertà.

In Fede,

Marco Marsili

25 Luglio 2020. Ore 4.23


PRIMA PARTE

Settimo Discorso

Il potere sociale della Cosmologia dell’Infinito

Imparate a discernere tra Fede e Verità.

Gli insegnamenti trasmessi dall’Intelligenza che produce e governa l’evoluzione universale, furono registrati nei Testi Sacri non come recinti e mura per separare l’uomo dall’uomo, non per stabilire il primato di un culto sull’altro, ma come archetipi capaci di offrire ai popoli i Princìpi etici per l’edificazione di una società armoniosa.

Poiché un chiarore ultraterreno balena tra le parole dei sacri ammaestramenti, l’uomo intuisce che quei Princìpi non sono altro che ombre proiettate dalla Luce genitrice delle idee, e vorrebbe raggiungerla.

Ma finché non imparerà a convivere pacificamente, egli non saprà contemplare quella Luce, e sarà cieco alle più alte verità. Solo all’occhio dello spirito è concessa la grande visione, ma l’occhio dello spirito rimane serrato nell’uomo che non vive in Pace e Giustizia.

Gli Dèi consentirono la nascita dei culti per favorire la Pace dei popoli e la crescita della civiltà umana. Ma l’egoismo pervertì le Religioni rovesciandone l’ufficio. Gli Dèi non si offendono per gli oltraggi ai precetti religiosi: la bestemmia che accende l’Ira Divina è la divisione dei popoli, causa dello sterminio degl’innocenti e della devastazione del mondo.

La Religione, che doveva unire i popoli nei Princìpi etici per poi svelare all’uomo l’Idea Solare, è divenuta causa di divisioni e inimicizie.

Oggi dice il vero chi afferma che la Religione è l’oppio dei popoli, un potente narcotico che ipnotizza e piega il pensiero dell’uomo, una galera ricoperta d’oro, un lussuoso castello d’imposture e furberie, un’imboscata per le anime, un faro di frode che indica non più la via della salvezza e della concordia, ma la bella strada della perdizione.

Da millenni la Religione prostituisce i suoi molti corpi allo stupro dell’orrido ciclope che, travestito con mille colori magici, seduce le genti e nasconde il suo volto infernale. E il frutto della disgustosa copula è un vino di morte che ha ubriacato il mondo.

Eppure l’Onnipotente, per l’incomprensibile vastità del Suo Amore, ha stabilito di non abbandonare l’antica barca delle Religioni, e ancora oggi si può trovare l’inesauribile lume della Sua gioiosa presenza tra le rovine delle chiese, come tra i neri lutti d’un funerale s’intravede il sorriso d’un bambino.

Per arginare il male, coloro che sono chiamati Pastori e Re dei Popoli debbono mettere in pratica i Princìpi etici. La società può raggiungere Pace e Giustizia solo se la Legge civile è governata da Leggi divine, poiché la logica della Filosofia Cosmica è il Sole del bene comunitario.

Le opere, non le prediche, dimostrano il valore delle idee. Le vere civiltà umane non si fondano sul dogma che pretende di possedere la verità, né sulle norme che regolano la vita materiale, ma sull’azione d’amore che È testimonianza di verità.

Il termine “religio” deriva da “religare” e descrive precisamente il ruolo sociale unificante dei culti. Ricordate la Comunione dell’Ultima Cena? “FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME”, condividete il cibo, cioè la vita: siate uniti. “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). Su questo amore si fonda la civiltà ventura. E i culti, una volta adempiuta la loro funzione sociale, mostreranno all’uomo il loro più alto senso spirituale, rivelando finalmente la Luce genitrice delle idee che brilla al centro di ogni Essere, centro dell’Infinito.

In Fede,

Marco Marsili

24 Luglio 2020. Ore 5.33

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