Viaggio in astronave
Pubblicato il 19 Settembre 2014
Pubblicato il 19 Settembre 2014

Notte di luna calante.
Raggiungo un grande prato dove si trova una chiesa dedicata alla Madonna, e percorro il viottolo che termina in mezzo a due vecchi alberi di mele: lì vicino vedo un apparecchio metallico grigio scuro con riflessi bronzei, seminascosto dalla vegetazione incolta. È un grande cosmoaereo a forma di boomerang, circa 15 metri di lunghezza, 5 di larghezza e 3 di altezza. L’oggetto è sospeso a circa mezzo metro dal suolo, perfettamente immobile, ed emerge dai cespugli mostrando sulla sommità tre grandi oblò semitrasparenti, distanti circa 2 metri l’uno dall’altro. Richiamato da un impulso interiore, mi avvicino lentamente e salgo a bordo.
All’interno, in un’atmosfera argentea, vi sono una decina di passeggeri terrestri di varie nazionalità, tra i quali riconosco due persone di mia conoscenza. Il clima è lieto, ci scambiamo sorrisi e parole gentili, un grande entusiasmo pervade tutti i presenti e qua e là si sentono delle risa spontanee, discrete ma incontenibili, che lasciano sùbito posto al contegno che in quel contesto è forse più opportuno. Un paio di Signori alti circa due metri, passano silenziosamente tra i presenti, accennando sorrisi e sguardi benevoli. I due indossano uniformi color blu reale con riflessi perlacei, di materiale plastico, e portano una mantella che scende sino alle caviglie. Entrambi calzano stivaletti blu che sembrano molto leggeri e comodi.

Dal loro portamento armonioso traspare grande carattere. La loro aura energetica trabocca di affetto fraterno e al tempo stesso emana un senso di forza inespugnabile. Verrebbe voglia di inchinarsi al loro passaggio. Sono molto simili anche nell’aspetto: capelli lisci molto chiari pettinati all’indietro, lunghi fino alle spalle; il naso affilato, perfettamente proporzionato sul viso allungato, conferisce loro un’aria severa e mansueta al tempo stesso. La loro fisionomia trasmette autorevolezza: sono loro a gestire la situazione, ma questo non incute alcun timore, anzi, la loro presenza ci contagia con un istintivo senso di fiducia che mette tutti a proprio agio. Uno dei due Signori viene verso me a passo sicuro e con un grande sorriso apre le braccia in gesto di accoglienza fraterna che mi regala un’allegrezza alla quale non sono abituato. Sono felicissimo e sinceramente commosso.
Poi mi accompagna in una sala più piccola, di forma ovale, con le pareti ricurve verso l’esterno, concave, fatte di una sostanza che somiglia ad un morbido legno bianco. Mi viene indicato il quadro di comando dell’astronave e vengo gentilmente invitato a prendere posizione di fronte ad esso. A prima vista non è altro che una piccola tavola metallica, perfettamente liscia. Quando però vi concentro la mia attenzione, mi accorgo che il colore della tavola subisce delle variazioni a seconda dell’intensità della mia concentrazione… incredibile! Vedo davanti ai miei occhi quei meravigliosi colori che cambiano seguendo il mio pensiero! Sono quasi sopraffatto dall’emozione, ma sùbito percepisco l’effetto tranquillizzante dell’aura emanata dal Signore al mio fianco, che mi invita a prendere confidenza con i comandi. Mi rendo conto che il quadro di guida possiede una specie d’intelligenza propria, un proprio modo d’interpretare i miei dinamismi psichici… non è come imparare a guidare un qualsiasi mezzo di trasporto, ma piuttosto come entrare in relazione con qualcuno, come fare conoscenza e “diventare amici” del mezzo. Incredibile.
Ebbene, quando la relazione è stabilita e si è creata una sorta di reciproca fiducia fra me e il quadro di comando, vedo i colori farsi più tenui e una leggerissima vibrazione riempie l’ambiente… sta succedendo qualcosa.

Dopo qualche istante, sono certo di essere io a manovrare la nave: capisco che c’à la possibilità di decollare. Mentre sto ancora formulando il pensiero di decollare, ci siamo già sollevati da terra! Niente paura, nessun problema: la situazione è supervisionata e gestita dal Signore accanto a me, ho la netta consapevolezza che l’apparecchio non effettuerebbe mai movimenti inconsulti, perché è evidente che nessuno dei miei impulsi emotivi più convulsi viene assecondato. “La macchina” prevede i miei sbalzi emotivi e non li prende in considerazione, mentre asseconda le mie reali intenzioni. Davvero stupefacente.
Finalmente tranquillo e sereno, inizio a navigare sulla superficie terrestre. Nel frattempo, le immagini del cosmoaereo in movimento scorrono vivide nella mia mente, come se il filmato del viaggio venisse proiettato in tempo reale nel mio cervello. Senza alcuna fatica, vedo nella mia mente le scene del viaggio da varie prospettive, sia interne sia esterne all’astronave. Il mio cervello e tutto il mio essere sono stati integrati nella nave, così io non sono semplicemente il pilota, ma sono tutt’uno con essa e “vedo quello che vede lei”.
Dopo qualche minuto necessario per elaborare ciò che sto vivendo, decido di salire più in alto, così l’apparecchio compie un’ascesa verticale ad altissima velocità, avverto una meravigliosa sensazione di delicata vertigine. Ricordo di aver pensato a quanto sia primitivo, al confronto, il volo degli aeroplani terrestri… ricordo di averli paragonati ad autobus di ferro con le ali, e questo paragone ha provocato una certa ilarità nel Signore al mio fianco!
Dopo aver superato l’atmosfera terrestre, per un attimo il panico mi travolge, ma l’energia del mio accompagnatore mi rasserena immediatamente. L’apparecchio, con soave inerzia, si ferma lassù a chissà quale altitudine. Gradualmente le pareti si fanno trasparenti per mostrare la stupefacente maestà del firmamento imperturbabile. Sotto di noi il manto celestiale della grande Madre Terra avvolge silenziosamente le proprie grazie sulle vite di miliardi di persone, ignare di essere immerse in tanta grandiosa bellezza.

Trascorso qualche istante di struggente contemplazione, l’Amico al mio fianco mi fa cenno di scendere. Obbedisco, immergendo nuovamente l’apparecchio nell’atmosfera terrestre.
Penso a ciò che il mio adorato maestro cosmico ha detto in varie occasioni: un giorno sarà semplice spostarsi per enormi distanze (ad esempio dall’Europa all’Australia) nel giro di pochi minuti, grazie all’utilizzo di apparecchi simili a quello su cui mi trovo.
Un attimo dopo, ci muoviamo a velocità inconcepibile, in direzione dell’Australia! L’astronave ha percepito il mio pensiero e si è mossa verso quella destinazione! Riesco a vedere al di sotto del disco la geografia delle masse continentali che scorrono veloci mentre noi sfrecciamo nell’etere come un sasso piatto sul pelo dell’acqua! BELLISSIMO! In pochi istanti siamo sulla terra dei canguri. Giusto il tempo di rendermi conto che ci troviamo veramente sopra l’Australia, poi la nave passa sotto il controllo del mio accompagnatore, per ripartire alla stessa incalcolabile velocità e tornare in un baleno sopra il vecchio continente.
Sorvoliamo parte della penisola italiana e mi stupisco nel vedere le miriadi di illuminazioni artificiali che servono alla vita notturna dell’umana gente. Poco dopo siamo nei cieli di Sicilia e l’Amico mi sollecita ad osservare il vulcano Etna e le belle colate laviche, lasciandomi intendere la grande importanza che rivestono i vulcani e trasmettendomi telepaticamente un senso di urgenza, un’urgenza che tutta la Terra sta vivendo e che i vulcani non tarderanno a manifestare. Durante questo breve colloquio silenzioso, ci spostiamo a gran velocità e visitiamo altri due o tre vulcani che sono in crescente attività. Per qualche minuto restiamo ad osservare gli impressionanti movimenti del magma e mi viene in mente che nel mondo sono tante, tantissime le attività naturali che rivelano le grandi trasformazioni che il pianeta sta vivendo. Ed ecco che l’astronave inizia a muoversi rapidissimamente per raggiungere alcune zone della Terra dove questi cambiamenti sono in atto proprio adesso. Osservo enormi cascate fragorose e montagne che si aprono al passaggio di immani masse d’acqua, poi terremoti e maremoti e vortici giganteschi, poi deserti spazzati da vènti impetuosi e foreste sradicate dalle tempeste, poi frane e smottamenti di dimensioni colossali e, ancora, enormi eruzioni vulcaniche degne dell’èra preistorica… tutto questo sta avvenendo – pensavo – e sta avvenendo proprio adesso, mentre l’umanità si diletta distrattamente nelle assurdità dei propri uffici, senza badare a ciò che la circonda, senza guardare alle aberrazioni delle proprie nefandezze, senza porre rimedio alla sua imperdonabile indifferenza, alla sua disumana ignoranza. E pensando queste cose ho considerato naturale e ovvio, logico e giusto, che la Terra desideri reagire contro i suoi figli degenerati, la cui brutalità ha oltrepassato anche i limiti più generosi delle celesti benedizioni.

Dopo questo sconcertante “turismo apocalittico”, l’apparecchio è tornato lentamente verso il luogo del decollo. Pian piano, mi disabituavo al regime di concentrazione che avevo mantenuto fino a quel momento. Sono trascorse poche ore dall’inizio del viaggio, e finalmente atterriamo con leggerezza presso il grande prato dal quale siamo partiti.
Prima di salutarci, però, i due Signori in uniforme hanno voluto regalarmi qualcosa d’inestimabile: disposti l’uno di fronte all’altro in modo speculare, uno dei due apre la propria mano “a coltello” e, col braccio teso in orizzontale, la dirige sulla fronte dell’altro facendo in modo che il dito medio ne tange esattamente il punto tra le sopracciglia, trasmettendo una intensa affermazione mentale:

« PER CRISTO! CON CRISTO! IN CRISTO! »

A queste parole, un’aura di luce bianchissima avvolge e compenetra prima l’uno poi l’altro, trasfigurandoli e rendendoli quasi irriconoscibili per l’angelica luminosità che ne permea i corpi emanando da tutto il loro essere. Intanto, telepaticamente, mi vengono trasmesse queste parole:
« IN QUESTO MODO È POSSIBILE RISTABILIRE LA SINTONIA SPIRITUALE, E GUARIRE. »

Con il cuore traboccante di gratitudine, ho salutato i due Signori nel chiarore dell’alba e mi sono incamminato sulla via del ritorno.

Camminando, mi sono voltato indietro ed ho visto che l’apparecchio era ancora lì, oltre gli alberi di mele, e mi sono fermato un istante per ammirarlo… la tenue luce solare del mattino riflessa dalle rugiade scintillanti illuminava la splendida colorazione grigio-bronzea di quella meravigliosa tecnologia vivente. Ho fatto un ultimo cenno di saluto con la mano e infine ho ripreso il cammino… un senso di lacerante nostalgia mi ha accompagnato fino a casa.
Ho pensato e ripensato che TUTTI dovrebbero vivere un’esperienza simile, per emergere dalla confusione delle proprie attività mondane, per svincolarsi dalle proprie abitudini e finalmente imparare a vedere le cose dall’alto, ad osservare la vita da un punto di vista infinitamente più ampio.
So che questo giorno arriverà.

Verrà il giorno in cui tutta l’umanità potrà vivere simili esperienze ed essere felice nella grande Fratellanza universale.

Marco Marsili

19 Settembre 2014

qui trovi l’articolo originale

Seguici

Sostieni le nostre attività!

Potrebbe interessarti anche